Non solo il calcio professionistico ha scordato i sani principi di un tempo, quelli che parlavano di attaccamento alla maglia, fedeltà e spirito di sacrificio, ma si è trasformato in un business colossale che affonda le radici su stipendi milionari, società quotate in borsa e marketing galoppante. In Italia, secondo un recente report del Centro Studi della FIGC, l’impatto socio-economico nel sistema Paese supera i 4,5 miliardi di euro. In pratica, al di là di ogni questione sportiva, si parla di un settore industriale che dà lavoro a 126mila persone e ha un impatto sul Pil di oltre 11,1 miliardi.
Una faccenda che ormai è così generalizzata e assodata da finire al centro di “Football 50 2024”, un’indagine realizzata da “Brand Finance”, società londinese di consulenza strategica e valutazione dei marchi.
Per togliersi ogni dubbio fin dall’inizio, a dettare legge è il Real Madrid, club che svetta a livello mondiale con un valore pari a 1,7 miliardi euro. A confermarlo anche la classifica annuale “The European Elite 2024” di “Football Benchmark”, dove il club madrileno allenato da Carlo Ancelotti svetta con un valore d’impresa di 5,97 miliardi sui 32 club maggiori club europei. Un predominio economico indiscusso che da anni non conosce rivali anche fuori dal campo, spinto da 14 titoli internazionali tra cui 6 Champions League, 4 Supercoppe europee e altrettante Coppe del Mondo per Club.
“L’eccezionale forza del marchio del Real Madrid deriva dai suoi punteggi perfetti in diversi parametri nella ricerca, tra cui investimenti nella squadra, stadi e sponsorizzazioni. Si prevede che gli investimenti strategici del Real Madrid in giocatori di punta come Kylian Mbappé e Jude Bellingham aumenteranno ulteriormente le entrate da record attraverso l’aumento delle vendite di merchandising e giornate di partita, migliorando al contempo la visibilità globale e il coinvolgimento dei fan”, si legge nel report di Brand Finance.
Al secondo posto gli inglesi del Manchester City FC di Pep Guardiola, società che secondo “Forbes” vale 6,55 miliardi di dollari, e al terzo il leggendario FC Barcellona, che malgrado versi da anni in difficoltà economiche per via di operazioni fallimentari, assicura al club blaugrana un valore sul mercato pari a 5,6 miliardi di dollari. Seguono in classifica il Manchester United (1,54 miliardi), il Liverpool (1,38), il Bayern Munich (1,236), il Paris Saint Germain (1,20), l’Arsenal (996 milioni), il Tottenham Hotspur (868) e il Chelsea (838).
Per trovare delle società italiane bisogna scendere di posizione. Il primo club nostrano, neanche a dirlo, è la solita Juventus che perde una posizione rispetto allo scorso anno assestandosi al 12° posto con un valore pari a 581 milioni di euro. L’Inter campione d’Italia si tiene saldamente la 14esima piazza, seguito da Milan, Napoli e Roma, rispettivamente al 15esimo, 22esimo e 23esimo posto in classifica. Degno di nota l’ingresso spumeggiante dell’Atalanta al 44esimo posto, sulla spinta di un incremento di valore anno su anno del +48%.
In senso assoluto, a registrare la crescita maggiore a livello internazionale fra il 2021 ed il 2024 è il Milan, passato da 150 a 400 milioni di euro, ovvero il +162%. Una classifica a parte in cui si assicura il secondo posto il Bayern Leverkusen (+94%) ed il terzo l’Aston Villa (+70%).
“La Figc e la Serie A dovrebbero adottare un approccio più strutturato e articolato per riportare ai vertici il campionato di Serie A e la Nazionale italiana – commenta Lorenzo Coruzzi, Valuation director di Brand Finance - gli aspetti cruciali sono maggiori investimenti nello sviluppo giovanile, nella ricerca di talenti e nell’aggiornamento delle infrastrutture, attenzione a colmare il divario in termini di disparità finanziarie rispetto ad altri campionati, adozione della tecnologia più recente negli allenamenti e, cosa più importante, per il futuro successo dello sport, attenzione a mantenere l’interesse dei giovani (e in generale) per il calcio, che è fondamentale per i ricavi delle partite e il successo commerciale. La nostra ricerca suggerisce che non solo la fascia 18-24 anni in Italia è quella più disinteressata, ma che il calcio sta perdendo terreno in modo consistente in tutte le fasce d’età”.