5 luglio 2022

L’Europa alla conquista dell’autonomia energetica

Autore: Rachele Pozzato
In Europa si parla già da anni di indipendenza energetica dalle grandi potenze come USA, Russia e Cina. Una priorità che è salita in cima alle agende con la guerra in Ucraina, caldeggiata in prima linea dalla Francia di Macron. Quella energetica è infatti un’industria dove l’Europa ha dimostrato tutte le sue fragilità, acuite dall’invasione, con Bruxelles sempre più impegnata e decisa a liberarsi dalla dipendenza da Mosca nel giro di pochi anni. Una subalternità che ha generato non poche preoccupazioni, e non a torto: basti pensare che l’Europa deve alla Russia il 45% delle sue importazioni complessive di gas e oltre un quarto di quelle di petrolio. Da qui si capisce facilmente la spavalderia del Cremlino verso il Vecchio Continente, specialmente all’inizio del conflitto.

La strategia europea - Il braccio esecutivo dell’Ue ha così iniziato un intervento mirato e puntuale, a partire dalla strategia REPower EU, definita dalla Commissione Europea e presentata dalla von der Leyen a marzo, che mira a diversificare le forniture di gas, accelerare la diffusione delle rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia. Un percorso per liberarsi dalla presenza russa in campo energetico definitivamente entro il 2030, tagliando di due terzi l’import entro il 2023. Per raggiungere l’obiettivo, la Commissione avrebbe così delineato due aree di intervento, con lo stanziamento di 210 miliardi: da una parte con la diversificazione delle importazioni, rivolgendosi a più e nuovi partener energetici, dall’altra puntando sulla transizione all’energia pulita, pilastro peraltro di un’altra importante agenda, quella del verde.

Iniziando quindi dalle importazioni di gas liquefatto, spingendo sulla produzione di biometano e idrogeno rinnovabile, riducendo l’uso di combustibili fossili nelle industrie fino a un aumento dell’efficienza energetica con il potenziamento delle rinnovabili. Sul fronte della diversificazione l’Europa dovrà siglare contratti che compensino la cesura con le forniture russe, partendo, per esempio, dall’accordo con gli USA per l’importazione di 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, andando a salire fino a 50 miliardi entro il 2030. Per quanto riguarda la produzione interna, invece, l’UE dovrà potenziare la sua industria di energie rinnovabili. A Bruxelles si stima che le azioni congiunte della strategia REPower EU e di Fit for 55, il programma stilato per ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030, possano permetterci di rimuovere almeno 155 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi 8 anni. Lo stesso volume, dunque, ad oggi acquistati a Mosca.

Nell’attesa dell’autosufficienza energetica - Resta il problema della gestione energetica fino a questa agognata indipendenza, e dei costi di quella disponibile in continuo aumento. Nell’attesa infatti l’Europa resta appesa alle minacce di taglio delle forniture russe, un’emergenza che va tamponata mitigando i prezzi, per non schiacciare ulteriormente le imprese già provate dal caro energia. Tra le proposte in parlamento europeo si legge infatti anche un regolamento che include tra i suoi punti chiave l’obbligo di riempire gli impianti di stoccaggio almeno all’80% entro il primo novembre di quest’anno, raggiungendo il 90% negli anni immediatamente successivi.

Sostenere le imprese e la transizione verde - In aggiunta si sottolinea l’importanza e la centralità di misure che possano offrire sostegno e liquidità alle società più colpite dalla crisi, compensando i costi extra dovuti ai rincari dell’energia. In futuro si discuteranno gli altri provvedimenti fortemente caldeggiati dagli Stati membri, come un tetto ai costi o la disconnessione dei prezzi del gas da quelli dell’energia. Misure palliative certo, in attesa di una vera indipendenza da gas e petrolio russi, per un obiettivo tassativo entro i prossimi 10 anni e che l’Europa riuscirà a raggiungere, secondo gli esperti, solo dando il giusto spazio di manovra alle rinnovabili, perché escano da un ruolo marginale nel panorama del sostentamento e diventino la vera colonna dell’economia energetica del Vecchio Continente.
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