La fortuna della California, lo stato più ricco e liberal d’America, è un’immagine ancora legata al tempo del “Flower Power”, quando colonie di “Hippy” scelsero la West Coast per protestare, cantare, fare l’amore e chiedere la fine della guerra in Vietnam. Erano i favolosi “Sixties”, roba di sessant’anni fa, ma ancora oggi il “Golden State”, angolo d’America urbanizzato e selvaggio al tempo stesso, è capace di impartire lezioni di giustizia basica al mondo.
A San Francisco, un tempo culla della “Beat Generation”, l’amministrazione comunale discute da almeno 10 anni per una soluzione al traffico che rischia di soffocarla. Nulla di strano, è un problema comune a tante metropoli, da New York a Londra, che una dopo l’altra hanno introdotto soluzioni simili: un pedaggio salato da pagare per chi voglia entrare ad ogni costo in città con la propria vettura.
Lo farà anche “Frisco”, ma restando sempre fedele all’idea di uguaglianza, parità e libertà che la muove da qualche decennio. L’amministrazione comunale avrebbe allo studio una “congestion pricing” che non sarà né fissa e neanche parametrata sui livelli di emissioni delle auto, ma direttamente alle possibilità economiche di chi le guida. Sensori e telecamere abbineranno il numero di targa al reddito dichiarato dell’automobilista, stabilendo la cifra da pagare. Chi, al contrario, è sotto la soglia di povertà avrà diritto a entrare gratis in città, anche se possiede un’auto inquinante. Secondo alcune voci, ogni ingresso potrebbe costare 6,50 dollari a chi guadagna oltre 100mila dollari all’anno, e nulla a chi invece denuncia meno di 46mila dollari, da quelle parti considerata la soglia minima prima della povertà. Tariffe speciali e scontate per i residenti e le auto ibride. L’obiettivo ovviamente è nobile: spingere verso l’elettrificazione del parco auto circolante o sul car sharing. Il timore di qualcuno è che potrebbe scatenarsi un commercio di targhe e vetture datate, ma secondo molti altri no: in fondo, è sempre la California.
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