Tra le consuete (e a volte invadenti) notifiche che di tanto in tanto distraggono la mia attenzione mentre sono impegnata al pc, di recente una mi ha particolarmente colpito; il titolo recitava così: “Peccioli, coppia sceglie la discarica come location del matrimonio”.
La curiosità è stata tale che voluto approfondire la notizia.
Ho così appreso che il comune toscano di Peccioli, in provincia di Pisa, la scorsa estate ha approvato il nuovo regolamento sui matrimoni civili, fornendo la lista aggiornata delle location in cui è possibile celebrarli (con tanto di specifica delle modalità di svolgimento della celebrazione, tariffe, dettagli dell’organizzazione del servizio, allestimento e prescrizioni per l’uso dello spazio), inserendovi, tra gli altri, il sito di stoccaggio per rifiuti sito nella propria frazione di Legoli, divenuto dunque, 'Casa comunale'.
Ma non è finita qui, poiché questa scelta - che potrebbe apparire bizzarra – poggia sulle basi di un’altra (a me ignota, confesso) ben solida realtà, che ha ormai una lunga storia. Bisogna andare indietro fino ad una data ben precisa, il 21 aprile 1997: quel giorno, in coincidenza con la costituzione della Società Belvedere SpA, nacque il “Sistema Peccioli”, un modello di “buone pratiche” finalizzato alla soluzione dell’allora complessa problematica (al limite dell’emergenza ambientale) legata alla gestione dell’impianto di smaltimento di Legoli, dove confluivano i rifiuti di sei Comuni.
Alla società furono chiamati a partecipare come azionisti, oltre al Comune di Peccioli (socio di maggioranza con poco più di metà del capitale sociale), gli stessi cittadini, dando così vita ad un ente a struttura pubblico-privata che incarnava un modello esemplare di democrazia diretta, attraverso cui la gestione del territorio – sotto il profilo ambientale – non veniva delegato a dei rappresentanti ma diventava un impegno collettivo, implicante il coinvolgimento attivo ed effettivo di tutti.
La discarica, che di per sé aveva rappresentato fino a quel momento una minaccia per il territorio, venne dunque ripensata in chiave di opportunità, con l’avvio di un programma volto, in primis, al suo recupero e valorizzazione, ma esteso, inoltre, ad interventi finalizzati alla ricerca di nuove soluzioni per lo sviluppo di infrastrutture e impianti per la produzione di energia, nell’ottica di fornire un contributo alla soluzione del problema climatico.
Da qual momento in poi, dunque, gran parte delle entrate della discarica hanno iniziato ad essere investite in sostenibilità, cultura, arte e architettura, innovazione tecnologica: un vero e proprio “piano di resilienza” che, come tale, è stato persino selezionato per rappresentare – all’indomani della pandemia - tutte le “Comunità Resilienti” alla Biennale di Architettura 2021 a Venezia.
La discarica di Legoli è difatti diventata, oltre che un avveniristico impianto di smaltimento e trattamento rifiuti, un’area destinata all’espressione della vita culturale locale, con una vasta offerta di eventi storico-artistici gestiti con un approccio improntato anche all’innovazione sociale ed economica, tanto efficace da essere valso al comune di Peccioli la certificazione Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.
Lungo il perimetro dell’area insistono stabilmente quattro gigantesche statue, collocatevi nell’estate del 2013, realizzate in polistirene e poliuretano espanso, rivestite di fibre di cemento resistente agli agenti esterni; rappresentano figure umane che emergono dalla terra, a voler dare l’idea che dal rifiuto possa nascere nuova vita. Si chiamano per questo “Presenze”.
Nel 2016 il fumettista Sergio Staino ha accettato di decorare la parte esterna dei pannelli che proteggono dal vento l’impianto di Trattamento meccanico biologico per impedire che rifiuti e odori si disperdano intorno. Ha così realizzato, insieme al figlio, un colorato affresco – intitolato “All’altezza delle margherite”- d’una lunghezza totale di cento metri, in cui sono rappresentati “gli abitanti” dei prati circostanti (chiocciole, rane, cavallette, lucertole, libellule, scarabei, ecc.) cavalcati da figure fiabesche di guerrieri e odalische.
Nel 2017, David Tremlett, un maestro della neo-avanguardia famoso per i suoi murales, ha colorato con spettacolari forme geometriche i muri di contenimento e le cisterne dell’impianto di smaltimento.
E non è tutto, perché nell’area sorge anche l’”Anfiteatro del Triangolo Verde”, utilizzato come sede dei concerti del maggio fiorentino e del Festivaldera, un programma triennale di musica e performance.
Insomma, proprio come nelle favole, un impianto di rifiuti si è trasformato in un impianto di bellezza, meritevole persino di diventare un’ambita cornice per la celebrazione di matrimoni, forse simbolo per eccellenza della nascita d’una nuova vita.
E l’importanza dell’impegno di Peccioli verso il recupero, la rivalutazione e la rinascita ha fatto sì che, nel 2019, sia stata scelta come luogo di incontro tra ricercatori e scienziati provenienti da prestigiose università, che, riunitisi per la prima Conferenza Internazionale delle Comunità Resilienti, hanno elaborato la “Carta di Peccioli” o “Carta della Resilienza”.
Si tratta di un documento che, in armonia con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile tracciati dall’Agenda 2030 dell’Onu, si rivolge a coloro che “credono che lo sviluppo sostenibile non sia un’opzione o un concetto desueto, ma un impegno collettivo che deve fondarsi su solidi pilastri di un nuovo paradigma di sviluppo che definisca una nuova alleanza tra spazio e società, tra individui e comunità, tra spazio concepito e spazio vissuto, tra bisogni e aspirazioni di coloro che vogliano tornare ad abitare il nostro Paese con rispetto e sensibilità e che vogliano prendersene cura per le nuove generazioni, che reclamano a gran voce di agire, adesso, per la salute del pianeta e dell’umanità attraverso nuovi principi per una ecologia radicale”.
Lunga vita, allora, al Sistema Peccioli, concreto ed efficace modello di promozione dell’innovazione, della conoscenza e del valore dei luoghi.