L’indipendenza energetica dalla Russia per l’Unione Europea è una priorità, ma questa non è una novità. Le novità, invece, sono quelle contenute nella bozza del Piano di contenimento della domanda di gas in fase di elaborazione in Commissione, che sarà pronto per il 20 luglio. Un’urgenza che si fa sempre più pressante vista la possibilità di un taglio totale e definitivo dal Cremlino, in aggiunta a un caro energia che diventa sempre più insostenibile per l’Occidente.
Le misure possibili - Tra le misure trapelate, una riduzione del riscaldamento che riguarderà sia edifici pubblici, con il termostato fermo a 19 gradi e il raffreddamento a 25, sia le case con un grado in meno. Il progetto poi prevede anche campagne di informazione per promuovere il risparmio energetico, rimandare la chiusura delle centrali nucleari, che continuano a rientrare tra le fonti green in tassonomia, oltre a possibili esenzioni per le centrali a carbone sugli obiettivi delle emissioni industriali.
Fare squadra in Ue - Un’azione coordinata e unita tra gli Stati membri sarebbe l’obiettivo dell’esecutivo comunitario, con misure che possano evitare una crisi energetica. Ingenuo, infatti, come sottolinea il commissario europeo per l’Ambiente Virginijus Sinkevičius, pensare che la Russia possa aspettare l’indipendenza energetica europea prevista per il 2024, prima di tagliare le forniture. Si richiedono così, all’Eurozona tutta, sforzi e programmazione. Fino alla crisi in Ucraina la Russia forniva infatti il 40% del fabbisogno gas europeo, ma già da giugno i flussi da Nord Stream1 sono stati ridotti del 60%. Secondo la bozza, ad oggi, i flussi complessivi da Gazprom sarebbero inferiori del 30% rispetto alla media tra il 2016 e il 2021.
Agire prima dell’inverno - Con il Piano si stima infatti di poter ridurre di un terzo l’impatto di questo stop dalla Russia. In una questione che riguarda da vicino non solo i governi ma i cittadini europei, soprattutto per “l’inverno del gas”, nei mesi da ottobre a marzo. Secondo la Commissione, attraverso interventi normativi mirati e incentivi a partire dall’estate, combinati con il potenziale di risparmio derivante dall’attuazione del Piano di risparmio energetico, sarebbe ancora possibile ridurre il costo di un’eventuale forte carenza in inverno. Questo consentirebbe di distribuire la riduzione nel tempo, contribuire al trasporto di una maggiore quantità di gas da Ovest a Est e riempire meglio gli stoccaggi.
Incentivare la riduzione dei consumi - Già a marzo, infatti, era arrivata ai 27 dalla Commissione la richiesta di riempire gli stoccaggi all’80% della loro capacità, con una dead-line in scadenza a novembre. Al momento la media Ue è del 62%, con meritevole primato italiano del 64%. Sul piano dei consumi, invece, la Commissione punta su strumenti di mercato che sarebbero un modo efficace per ottenere le opzioni di riduzione più favorevoli. L’idea è quella di sostenere aste o gare d’appalto per incentivare la riduzione del consumo da parte dei consumatori industriali, consentendo alle industrie di offrire una riduzione del consumo di gas in cambio di una compensazione. Per massimizzare questa opzione, la bozza di piano dell’esecutivo comunitario suggerisce di organizzare queste aste a livello transfrontaliero, per massimizzare le possibilità dei grandi clienti che operano in più Stati membri e per gli Stati membri con minori risorse fiscali.
Focus industria - Al centro del Piano specialmente le aziende, che spesso acquistano energia con contratti a lungo termine: i governi dovrebbero infatti offrire incentivi finanziari per ridurre la domanda di gas, nell’ambito delle misure di contenimento del consumo per l’inverno. La bozza del testo suggerisce che alcune aziende potrebbero spostare le attività dalle regioni europee in cui la domanda è più rigida a quelle in cui l’offerta energetica è migliore, riconoscendo il pesante impatto sulla catena di approvvigionamento per un’eventuale chiusura di alcuni settori, come quello chimico o del vetro.
Spazio alle rinnovabili - Di pari passo, spedita e celere, deve essere poi la transizione alle rinnovabili, anche se già si ipotizza un ritardo per la chiusura delle centrali nucleari e un’esenzione dagli obiettivi di emissioni industriali previsti dal piano di quelle a carbone, riaperte proprio per compensare i tagli del gas russo. Una minaccia, quindi, quella del freddo invernale senza il gas russo, per il momento forse più pressante di quella del surriscaldamento globale.