23 luglio 2021

La UE spinge verso la sovranità digitale

Bruxelles vuole dire basta alla dipendenza dalle forniture a singhiozzo imposte dai colossi tecnologici asiatici e americani, che stanno mandando in crisi l’economia dell’Eurozona. Due “cordate” daranno al vecchio continente l’autosufficienza

Autore: Antonio Gigliotti
L’Europa s’è desta: è ora di dire basta alla dipendenza di microchip e componenti elettronici dall’estero. Bruxelles ha deciso di prendere nelle mani i propri destini economici dando il via a due alleanze strategiche per dire basta ai capricci di aziende asiatiche e americane, oggi in grado di chiudere i rubinetti e lasciare il mondo nei pasticci.

L’obiettivo delle cordate, aperte a imprese, rappresentanti degli Stati membri, università, utenti e organizzazioni di ricerca e tecnologia, è “avanzare la prossima generazione di microchip e tecnologie di cloud computing industriale ed edge computing e fornire alla UE le capacità necessarie per rafforzare le sue infrastrutture, prodotti e servizi digitali critici. Le due alleanze elaboreranno ambiziose roadmap tecnologiche per sviluppare e distribuire in Europa la prossima generazione di tecnologie di elaborazione dati dal cloud ai semiconduttori edge. Sostenere l’innovazione in questi settori critici è fondamentale e può aiutare l’Europa a fare un balzo in avanti insieme a partner che la pensano allo stesso modo”.

La carenza di semiconduttori e microchip è, ancora una volta, una vittima collaterale della pandemia, con l’aumento improvviso della vendita di device sempre più potenti e performanti: a pagarne le spese maggiormente sono l’industria dell’auto e quella della componentistica, costrette a chiudere interi reparti di produzione per mancanza di componenti. Secondo le previsioni, la situazione dovrebbe normalizzarsi entro il prossimo anno, ma il caso ha fatto suonare tutti gli allarmi di Bruxelles, che pensando al futuro preferisce arrivare all’autosufficienza di un mercato che per il 91% è saldamente nelle mani di paesi asiatici come Taiwan e Corea del Sud.

Lo stesso vale per il “European Cloud Federation”, espressamente richiesto lo scorso anno dai 27 stati membri e per cui 27 grandi aziende come “Aruba”, “Tim” e “Siemens” hanno presentato alla Commissione un piano strategico per individuare gli investimenti strategici e tecnologici necessari per rafforzare la leadership europea e soprattutto scongiurare interferenze straniere che violino la privacy dei cittadini.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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