Il lavoro autonomo attira sempre meno giovani, il tempo scorre e la situazione non sembra cambiare: per alcune categorie professionali gli esami di Stato superati e i praticanti diminuiscono sempre di più.
Negli ultimi dieci anni, secondo i dati del Ministero dell’università e della ricerca, i giovani che hanno superato le prove per l’accesso alla professione sono stati 7mila in meno (-15,5%). In particolare, commercialisti e ingegneri dell’informazione hanno subito un notevole dimezzamento, rispettivamente -64% e -74%.
I tempi troppo lunghi di innesto e la sfiducia verso il percorso di laurea breve rappresentano i principali fattori influenti sulle scelte dei nuovi giovani. Attualmente, infatti, il mondo del lavoro italiano gode di una base poco solida e l’incertezza del futuro aumenta se la strada da percorrere per l’inserimento lavorativo è lunga e difficoltosa.
Nel lavoro autonomo, la diminuzione di figure professionali costituisce un segnale di allarme che potrebbe non migliorare nel tempo. Al contrario, difatti, le previsioni future segnano un possibile peggioramento, non solo per le motivazioni suesposte ma anche per questioni demografiche, in quanto, la bassa natalità di questi ultimi anni comporterà meno nuovi giovani futuri da inserire nel mondo professionale.
Gli abbandoni e le opportunità del PNRR – il numero dei giovani che decide di lasciare a metà il percorso intrapreso cresce sempre di più e, a ciò consegue la riduzione del numero di iscritti agli Albi. La scelta di iscrizione all’Albo per i soggetti appartenenti ad alcune categorie professionali spesso è condizionata dall’elevata domanda di mercato che comporta la scelta più conveniente, quella del lavoro dipendente.
In questa storica fase di ripresa socio-economica, tutte queste dinamiche possono esser influenzate e maggiorate dalle nuove riforme sulla Pubblica amministrazione previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Infatti, considerato che la debole capacità amministrativa del settore pubblico italiano ha rappresentato un ostacolo al miglioramento dei servizi offerti e agli investimenti pubblici negli ultimi anni, il Piano affronta questa rigidità promuovendo un’ambiziosa agenda di riforme per il settore pubblico.
La quantità di risorse professionali che decideranno di lasciare la libera professione per un concorso pubblico, anche solo per un periodo di tempo limitato, potranno decifrarsi soltanto al termine del reclutamento avviatosi con il Piano.
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