30 novembre 2019

Oltre al danno anche la beffa

Autore: Ester Annetta
“Per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (32,5%), “gli uomini sono meno adatti a occuparsi delle faccende domestiche” (31,5%), “è l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia” (27,9%): sono solo alcuni dei risultati emersi all’esito dell’analisi dei dati di una indagine ISTAT diffusa nei giorni scorsi, che, se da un lato non fa che confermare convinzioni (purtroppo) radicate benché certamente anacronistiche, risulta viceversa preoccupante per altri versi.

Il modulo dell’indagine era rivolto, infatti, agli stereotipi sui ruoli di genere e sulla violenza sessuale, ed è proprio a riguardo di quest’ultima che ha prodotto gli esiti più agghiaccianti: il 39,3% della popolazione è convinto, infatti, che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole; il 23,9% ritiene che le donne possono provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire e il 15,1% crede che una donna che subisce violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe è almeno in parte responsabile.

Insomma, buona parte della colpa per la violenza subita è proprio della donna!
Con una colorita espressione partenopea, mutuata ormai anche dal dizionario Treccani, si potrebbe commentare: “cornute e mazziate”, formula che ben più efficacemente del più fine “oltre al danno anche la beffa” restituisce il senso di sgomento che non può non accompagnare una tale risultanza. Perché, in finale, è di questo che si tratta: la conferma, la triste presa d’atto, di un becero pregiudizio che secoli di evoluzione non sono bastati a scardinare.

E non è tutto, poiché la stessa indagine ha pure rivelato che, alla domanda sul perché alcuni uomini siano violenti con le proprie compagne/mogli, il 77,7% degli intervistati ha risposto: “perché le donne sono considerate oggetti di proprietà”, mentre un altro 75% ha affermato: “per il bisogno degli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna/moglie”.
Sul tema della violenza nella coppia, infine, il 7,4% delle persone ha risposto che ritiene accettabile - sempre o in alcune circostanze - che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, il 6,2% che in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto e il 17,7% che sia accettabile che un uomo controlli abitualmente il cellulare e/o l’attività sui social network della propria moglie/compagna.

E’ un quadro perverso e sconcertante quello che emerge; ma, ancor prima, umiliante per ogni donna.
Una società tanto maschilista, curvata su un machismo ormai imperante, ostentato in ogni ambito e contesto, non può certo ambire ad essere esemplare per pregio e potenza, meritando, piuttosto, di soccombere al biasimo e alla vergogna.

Assegnare colpe a chi è vittima è un ignobile segno di vigliaccheria, un bieco tentativo di sottrarsi a responsabilità evidenti o di procurarsi attenuanti laddove il giudizio non può che essere di condanna.
E’ infamante per l’intero genere femminile sostenere (come pure ha dichiarato un altro campione intervistato) che "le donne serie" non vengono violentate, quasi che spetti esclusivamente agli uomini la pronuncia del giudizio su quali siano le condotte ineccepibili od oggettivamente richieste ad una donna perché possa definirsi onesta ed impeccabile.

Com’è possibile che sopravvivano ancora certi retaggi? Quant’è accettabile che l’uguaglianza, la parità di genere si proclamino e si sbandierino solo quando tornino d’utilità per qualche fine mentre, nella sostanza, la convinzione che vi sia un persistente ed incolmabile divario tra uomini e donne rimane radicata?

A che serve l’aver approvato un Codice Rosso, sbloccato fondi per gli orfani di femminicidio e per il sostegno della rete dei centri antiviolenza, creato un 'microcredito di libertà' per garantire alle donne violentate di ricominciare una nuova vita, moltiplicato il numero di confronti, convegni, azioni, campagne ed iniziative se il pregiudizio resta?

Non si può pretendere di curare una piaga che è il pensiero comune, per primo, a mantenere viva con le proprie convinzioni!

Finché ci sarà ancora qualcuno convinto di poter addossare la responsabilità di una violenza all’ostentazione di una minigonna, scagionando, all’opposto, l’incapacità di tenere a bada i più bassi istinti, non ci saranno leggi e tribunali capaci di rendere giustizia; finché l’uomo (essere di genere maschile) non sarà disposto a disconoscere la propria superiorità, ogni giorno destinato a celebrare la dignità della donna – che sia l’8 marzo o il 25 novembre – resterà solo una data simbolica su un calendario, capace di destare l’attenzione e le coscienze per un breve intervallo, per essere poi archiviata fino all’anno successivo; fintanto che questa cultura assassina non sarà smantellata, le donne continueranno ad essere vittime.
Ogni giorno.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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