Scaduto il 30 giugno, e quasi affossato dalle parole del premier Draghi (“Favorisce i redditi alti”), malgrado sia previsto il ritorno nel corso del prossimo anno, il cashback, l’iniziativa del rimborso del 10% sulle transazioni varata dal governo per incentivare i pagamenti senza contante, non sembra intenzionato a sparire.
Definito da “Altroconsumo” uno strumento spicciolo di educazione finanziaria, l’idea del cashback è stata adottata da “Satispay”. La società per il pagamento digitale ideata da tre giovane cuneesi che vanta un milione e ottocentomila utenti attivi e più di 160mila esercizi commerciali convenzionati, ha annunciato l’intenzione di prolungarne l’effetto per i propri iscritti. Il programma riguarda i piccoli pagamenti con un rimborso massimo per transazione di 2 euro, cumulabile fino a 25 euro mensili fra luglio e dicembre.
Un’iniziativa simile a quella varata da “Vodafone”, in cui il colosso della telefonia consente agli utenti iscritti ad alcuni programmi di accumulare crediti trasformabili in ricariche gratuite o in sconti fino al 15% sugli acquisti presso aziende partner.
Intanto il cashback ufficiale, quello di Stato, si è chiuso con numeri record: 745milioni e 940mila transazioni effettuate da quasi 9 milioni di utenti. Anche se nel periodo fra gennaio e giugno, non tutti gli utenti sono riusciti a raggiungere la quota minima delle 50 transazioni necessaria per far scattare i rimborsi al termine del semestre: soltanto il 30,9% ha effettuato oltre 100 transazioni, per un importo medio compreso fra 25 e 50 euro (21,3%). Appena lo 0,84% delle transazioni ha superato la soglia dei 300 euro.
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