L’allarme è scattato con la convocazione d’urgenza presso la sede del MIMIT della Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi, per capire i motivi che lo scorso novembre hanno portato ad un’impennata improvvisa delle tariffe RC Auto.
Secondo le rilevazioni dell’IVASS (Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni), i prezzi delle polizze alla fine del 2023 sono cresciuti del 7,1% su base annua, mentre per l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori gli aumenti medi registrati vanno dal +5% di chi si trova in 14esima classe al +2% di chi invece è in prima classe. Per Codacons, il costo medio dell'RC auto è salito a quota 391 euro e la stangata, rispetto ai prezzi medi del 2022, colpisce il popolo degli automobilisti per un miliardo di euro, calcolando che in Italia circolano 43 milioni di veicoli assicurati di cui 32,5 sono autovetture. Gli aumenti, registrati in tutte le province, variano tra il +4,4% e il +10,9%, con picchi a Caltanissetta (+10,9%), Roma (+10,4%) e Vercelli (+10,2%), mentre il differenziale di prezzo tra Napoli e Aosta è pari a 242 euro, in aumento dell'1,0% su base annua e in riduzione del 46,1% rispetto al quarto trimestre del 2014.
“Gli aumenti dello scorso novembre si traducono in 31 euro in più a polizza rispetto alle tariffe medie del 2022 - afferma Assoutenti - incrementi del tutto ingiustificati dovuti unicamente alle troppe anomalie del comparto assicurativo, dove le compagnie dettano legge imponendo clausole illecite ai propri clienti che fanno salire i prezzi”. Napoli e Prato, scendendo nel dettaglio, sono le province con il costo più alto della polizza RC Auto, con una media di oltre 559 euro, seguite da Caserta con 501 euro e Pistoia (487). Enna risulta la provincia con le tariffe più basse d’Italia (275 euro a polizza), seguita da Oristano (292) e Potenza (297).
A protestare è anche “Federcarrozzieri”, che ha partecipato al tavolo presentando un proprio dossier in cui sono passati al setaccio i costi dei sinistri, spesa “condizionata in modo pesante dagli incrementi dei listi dei pezzi di ricambio, aumentati dal 2021 del +48% e lo scorso anno del +13%”. Ma buona parte delle colpe, per l’associazione delle autocarrozzerie italiane ricade sulle compagnie assicurative, che “controllano il mercato delle riparazioni con società broker che agiscono da intermediari tra la compagnia che paga il danno e il riparatore”. Rispondono a tono i periti assicurativi dell’Aiped, secondo cui “la prassi di appaltare l'accertamento dei danni a società di capitali con ampie aree di competenza territoriale denominate “Authority”, prive di controlli IVASS che gestiscono accertamento e stima dei danni da remoto utilizzando personale non abilitato”.
Una vera giungla che secondo “Assoutenti” ha bisogno di una profonda riforma strutturale del settore: “Per contenere i costi e ridurre le tariffe a carico degli assicurati serve introdurre una polizza RC Auto flat con franchigia, la portabilità delle polizze come nel settore della telefonia, e superare l’indennizzo diretto, strumento che non ha determinato vantaggi per gli automobilisti oltre ad appesantire i costi delle assicurazioni. Indispensabile potenziare il ruolo dei periti, affinché la stima dei danni sia corretta, per disboscare il mercato da clausole vessatorie che limitano la libertà di scelta del danneggiato. Si chiede di fissare un tetto del 2% ai profitti delle imprese assicuratrici nel comparto RC auto, dove la polizza è obbligatoria per gli utenti a fronte della totale libertà tariffaria lasciata alle compagnie di assicurazioni: lanciamo anche una sfida al comparto per garantire trasparenza ai cittadini e ridare loro fiducia in tema di assicurazioni”.
“Il Governo è al lavoro per il riordino dell’intero sistema assicurativo nazionale e quella di ieri è stata la prima riunione cui ne seguiranno altre, per fare il punto sugli interventi da mettere in campo perché il comparto torni a registrare costi in linea con la media europea”, ha assicurato il ministro Urso.
© FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata