“L’UIL ha proposto di togliere il passaporto a chi non è in regola con il fisco. Avrebbe fatto prima a dire: chiudiamo le frontiere”.
La frase è di Indro Montanelli, e risale a qualche decennio fa, quando uno dei padri del giornalismo italiano si era assunto il compito di bacchettare i vizi (tanti) e le virtù (poche) del popolo italiano. Ma da allora poco è cambiato, soprattutto sul fronte dell’evasione fiscale, come ha confermato di recente Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate che in audizione alla commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria ha ammesso non senza una nota di rammarico che l’80% delle somme evase e accertate non viene riscosso.
Da lì, la richiesta di aumentare le misure contro chi proprio non riesce a pagare le tasse, magari varando procedure che arrivino ai pignoramenti dei c/c o ancora velocizzando ulteriormente i meccanismi di incasso. Su questo fronte, “L’ultima legge di bilancio ha previsto un decreto di prossima emanazione per razionalizzare le procedure mobiliari, in modo da evitare anche che l’attività fatta da Agenzia Entrate Riscossione cada nel vuoto.
Questo perché molto spesso, per carenza di informazioni, attorno al 70-80% dell’attività di recupero non va a buon fine in quanto viene effettuato verso soggetti incapienti. La razionalizzazione prevista dalla legge di Bilancio 2024 dovrebbe consentire di finalizzare meglio il recupero delle risorse. Quindi il tema dell’evasione fiscale non è tanto quello di individuarla e basta, ma di fare in modo che quell’attività vada al suo fine ultimo, ossia l’incasso e il recupero nelle casse dell’Erario e quindi la rimessa in circolo di risorse nei confronti dei cittadini”.
Ma il problema è anche un altro, e questa volta di non facile soluzione: gran parte delle operazioni di recupero finiscono nel vuoto cosmico perché i debitori “beccati” non hanno alcuna proprietà o patrimonio su cui rivalersi. Questo, almeno, secondo le banche dati a cui ha accesso l’Agenzia, “Non esattamente un Grande Fratello”, ha aggiunto ironicamente Ruffini. Eppure, secondo il direttore dell’AdE la svolta potrebbe arrivare a breve con l’assunzione di “11mila risorse entro quest’anno”, che da una parte significa dare nuova linfa a controlli e verifiche, anche se di fatto “L’Agenzia è sotto organico di 8.000 unità”, il che concretamente vuol dire colmare i vuoti lasciando ben poco al resto.
“Con la Guardia di Finanza individuiamo buona parte dell’evasione fiscale esistente nel nostro paese – ha aggiunto Ruffini – il tema è la possibilità e la capacità di recupero. A fronte di un’evasione fiscale individuata pari a 100 tra imposte, sanzioni e interessi, il recupero è al di sotto del 20% e non per un’incapacità dovuta a inefficienza, ma per strumenti che possono essere il personale o altri che il legislatore di tempo in tempo deve affinare mano a mano che le conoscenze emergono.
Quindi a fronte di 100 miliardi di evasione fiscale accertata, non ipotizzata ma per cui è stata presentata una contestazione, è stato effettuato un ricorso e il contribuente ha perso o c’è stata una rinuncia a presentare ricorso, la capacità di incasso dell’amministrazione finanziaria nel suo complesso non supera il 20%”.
Uno dei punti salienti toccati nel corso dell’audizione riguarda i rapporti tra il Fisco e i contribuenti, rivisti di recente con i decreti attuativi della riforma fiscale e del contraddittorio preventivo.
“Molto dipende dal personale – ammette Ruffini – per consumare la capacità operativa dell’Agenzia con il sacrosanto diritto del contribuente ad essere informato del motivo dell’eventuale azione di accertamento, recupero e contestazione, sempre da tutelare e quindi da attuare. Se ho poco personale e devo garantire quel tipo di contraddittorio, diminuisco il numero degli accertamenti: è fisiologico”.
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