14 maggio 2024

“Buy now, pay later”: una soluzione che piace e cresce anche in Italia

È una sorta di finanziamento a breve termine che da prerogativa di pochi settori merceologici, sta iniziando a sconfinare creando una nuova cultura dei pagamenti che piace ai giovani. Ma di pari passo cresce anche il fenomeno dell’insolvenza

Autore: Germano Longo
Secondo un antico proverbio popolare “A pagare e morire si è sempre in tempo”. E in fondo, senza arrivare all’estremo dell’addio al passaggio terreno, è quanto promette “Buy Now Pay Later”, una forma di pagamento sempre più diffusa che nel 2023 è cresciuta a livello globale del 18% rispetto all’anno precedente e che entro un paio d’anni, secondo le previsioni di “Deloitte”, potrebbe superare la soglia dei 5 miliardi di euro.

Tecnicamente, si tratta di un tipo di finanziamento a breve termine, quasi sempre privo di interessi, diventato un trend con l’avvento dell’e-commerce soprattutto per settori merceologici come viaggi, abbigliamento ed elettronica di consumo, e ancora più apprezzato negli anni della pandemia, caratterizzati anche da forti incertezze economiche.

In realtà, l’idea sarebbe nata in Svezia agli albori del nuovo millennio, e in breve tempo adottata anche dal resto del pianeta per i tanti vantaggi che offre. Da una parte ai commercianti, che dispongono di un’arma in più per e fidelizzare la clientela e scongiurare il fenomeno dell’abbandono dei carrelli – che psicologicamente scatta quando ci si accorge che il totale è particolarmente alto – dall’altra per i clienti, a cui viene offerta la ghiotta possibilità di dilazionare la spesa.

“Il continuo sviluppo del BNPL può essere attribuito a diversi fattori chiave, come la trasparenza e la convenienza, caratteristiche che lo rendono particolarmente attraente per le giovani generazioni, e la possibilità di essere facilmente integrato con l’e-commerce, che rappresenta un importante catalizzatore per la crescita. Infine, la sempre maggiore attenzione verso la sua progressiva regolamentazione da parte degli organi regolatori ne favorisce il senso di fiducia e stabilità, garantendo un ambiente maggiormente sicuro secondo la percezione di consumatori e aziende. Il BNPL è destinato quindi ad una presenza duratura all’interno del panorama finanziario in evoluzione, dimostrando versatilità e adattabilità con un focus sempre più attenzionato sulla sostenibilità a lungo termine”, ha commentato Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, che al fenomeno ha dedicato un report focalizzato sul nostro Paese.

Non a caso, i settori su cui il BNPL sta arrivando sono sempre più diversificati, e vanno dal marketing a quello bancario, dalle assicurazioni ai servizi di quotidiana utilità come il dentista, il veterinario o il meccanico.

Ma qualche criticità, ovviamente non manca. Secondo uno studio di BankItalia, la maggior parte dei prestiti BNPL sono a costo zero per i consumatori a patto che le rate siano rimborsate nei tempi previsti, ma al contrario possono diventare estremamente costosi in caso di ritardo o mancato pagamento, con commissioni e interessi di mora che spesso superano il 25% del valore dell’ordine.

In effetti, a fronte di un’estrema facilità di accesso, il tasso di insolvenza resta piuttosto alto e in crescita continua, diretta conseguenza di un’utenza composta per oltre il 70% da una clientela con meno di 30 anni, potenzialmente spinta verso acquisti non consapevoli e soprattutto non sostenibili.

Ma il cielo promette bel tempo, con la previsione di un aumento degli “Alternative Payment Methods”, i metodi di pagamento alternativi alle carte che tuttavia scontano differenze geografiche: se in Cina e negli Stati Uniti dominano il settore, in Europa l’offerta è ancora frammentata e demandata ai singoli Paesi.

Nel marzo scorso, al Forum di Cernobbio, la Community Cashless Society di The European House-Ambrosetti, ha presentato il rapporto “Verso un’Italia cashless”, sintetizzato da Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di The European House Ambrosetti. “I risultati dell’edizione 2024 del Rapporto restituiscono la fotografia di un’Italia a due velocità: se, da una parte, quasi l’80% della Generazione Z utilizza pagamenti cashless, dall’altra si mantiene una certa attitudine all’uso del contante soprattutto tra la popolazione over 60 e in alcune aree geografiche del Paese come il Sud Italia. Tra i motivi, anche i bias culturali che vedono nel digitale un rischio maggiore di frodi.

Tuttavia, stiamo andando incontro a una società sempre più cashless, un approdo che ha anche il vantaggio di essere sostenibile poiché l’impatto ambientale di una transazione cashless è inferiore del 21% rispetto a una in contanti. E d’altra parte è ormai aperto anche il dibattito sulla Central Bank Digital Currency, una nuova forma di valuta in forma digitale emessa dalle Banche Centrali per semplificare le transazioni e i trasferimenti digitali. Al 2023 sono 130 i Paesi che stanno considerando il lancio di una propria valuta digitale, con l’UE che ha proposto di introdurre un Euro Digitale da affiancare al contante facendo leva sull’integrazione con la digital identity. Insomma, il processo è avviato e a trarne beneficio sarà la società nel suo insieme”.
 © FISCAL FOCUS Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy