Oltre alla voragine sui conti pubblici e alla festa di quanti sono riusciti ad approfittarne per mettere in piedi truffe e raggiri, la storia infinita del Superbonus è costellata di tormenti, malcontenti e proteste. L’ultima, in ordine di tempo, è arrivata sulle pagine del quotidiano “la Stampa” dalle parole di Francesco Burrelli, presidente di “Anaci”, l’associazione che raggruppa gli amministratori di condominio. “La stagione del Superbonus è finita, semplicemente perché la gente non si fida più di questi strumenti. Adesso si apre quella delle cause legali contro l’ultimo decreto del Governo, mentre tra 15 e 20mila cantieri rischiano lo stop, perché vietando lo sconto in fattura si uccide lo strumento: di Superbonus, se si escludono le zone terremotate, non si può più parlare. Ma quello che ha lasciato tutti sorpresi è che sono state cambiate di nuovo le regole a breve distanza dalla Finanziaria che aveva dato una serie di rassicurazioni dopo che c’erano sono state ben 19 modifiche all'art. 119 e 14 quelle del 121, ovvero alle norme che regolavano proprio cessione di crediti e sconto in fattura. In pratica non si riusciva neanche ad organizzare una assemblea di condominio che era già cambiato qualcosa”.
In sospeso, secondo i calcoli dell’associazione, restano come accennato circa 20mila condomini che saranno inevitabilmente costretti a “Riconvocare l'assemblea, chiamare i soggetti interessati, il direttore dei lavori, il general contractor (dove c’è), il committente e l’impresa affidataria, sedersi al tavolo e vedere cosa resta da fare per terminare i lavori e smontare i ponteggi. Questa è la situazione più facile da definire”.
Più complicata la situazione per quanti avevano iniziato i lavori di recente sfruttando il bonus al 70%, costretti a verificare se l’impresa è ancora disposta ad accollarsi il credito. In caso contrario, al netto dei ponteggi già montati, sarà comunque da pagare chi aveva studiato l’intervento, come il direttore dei lavori e il responsabile della sicurezza. “In totale, se il cantiere prevedeva una spesa nell’ordine di1/2 milioni di euro si tratta sempre di tirare fuori 150-200 mila euro. L’ultimo stop deciso dal Consiglio dei ministri crea non pochi problemi di fiducia nei confronti di strumenti di questo tipo. Anche perché mentre la legge di Bilancio prevedeva che anche se non si superavano le due classi energetiche non veniva chiesto indietro, nulla è stato detto per quello che poi è successo da gennaio ad adesso. Quello che è altrettanto grave è che lo stop riguarda anche gli interventi per abolire le barriere architettoniche. Resta la possibilità di fare le detrazioni, ma i più fragili, gli incapienti ce li dimentichiamo?”.
L’unica soluzione possibile, secondo il presidente Anaci è pensare ad una sorta di “Piano Marshall” per l’Italia: “Se entro la fine del 2050 dobbiamo raggiungere gli obiettivi del Green deal con edifici a emissioni zero bisognerebbe introdurre un nuovo bonus che per almeno per 5 anni non subisca modifiche. In questo modo ci sarebbe la possibilità di studiare il da farsi, definire i contratti, fare la prima assemblea e poi magari una seconda e definire per bene tutti i dettagli e poi partire, magari con l’aiuto del governo che trova il modo di calmierare i prezzi. Altrimenti il milione e 200 mila condomini che abbiamo in Italia, visto che col superbonus ne abbiamo ristrutturato appena il 3%, quando possiamo mai migliorarli tenendo conto delle condizioni che abbiamo?”.
La protesta di Anaci si accoda in realtà a quelle di altre associazioni come l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), che pur capendo l’intenzione del Governo di colpire le “Cilas dormienti”, ha chiesto di salvaguardare i lavori per i quali, al 30 marzo, siano stati già assunti impegni di spesa riferibili ai contratti d’appalto stipulati anteriormente. Una perplessità simile a quella di “Assistal” (Associazione nazionale costruttori impianti e servizi di efficienza energetica), che ha chiesto almeno un periodo transitorio in cui permettere l’avvio degli interventi pianificati ma non ancora iniziati e fatturati. Mentre “CNA” “Confartigianato”, “Artigianiimprenditori d’Italia” e “Casartigiani” caldeggiano la proposta di salvare i lavori per i quali il tecnico abilitato presenti un’attestazione, laddove ancora non sia stata emessa fattura per non aver raggiunto il primo SAL.
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