Nel 2017, quattro anni dopo aver conquistato la nomina a città ospite delle Olimpiadi 2020, e a tre di distanza dall’accensione della fiaccola a Tokyo, è partito un ambizioso progetto per rendere le medaglie olimpiche un encomiabile esempio di economia circolare.
In tre anni, il “Tokyo 2020 Medal Project” ha raccolto 78.985 tonnellate di componenti elettronici finiti nei cassonetti, quelli che in Italia sono chiamati “Raee” (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), recuperando da migliaia di tablet, smartphone e computer 30,3 kg di oro, 3.500 di argento e 2.200 di bronzo, sufficienti per creare le 5mila medaglie da assegnare.
Non è una novità, fa notare qualcuno: le medaglie delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Vancouver 2000, e il 30% di quelle dell’edizione di Rio de Janeiro arrivavano dal recupero di dispositivi elettronici. La differenza voluta da Tokyo sta nella portata: tutte le medaglie sono frutto di materiali di scarto.
Un’operazione mastodontica coordinata dal governo che ha coinvolto l’intero Giappone, cominciando con una raccolta a tappeto organizzata dalle autorità locali, con la collaborazione di 2.000 negozi di elettronica, 1.300 scuole, diversi operatori telefonici e la stessa popolazione, ben disposta a dare alla Patria gli apparecchi vecchi o inutilizzati.
In cambio, l’orgoglio nazionale si è nutrito di speciali televisivi in cui veniva mostrato l’intero processo che da uno smartphone arrivava alla medaglia, con dettagli sulla dalla separazione dei componenti e la fusione, necessari per dare vita al design studiato da Junichi Kawanishi, direttore della “Japan Sign Design Association” e della “Osaka Design Society” e vincitore del contest. Da un lato la medaglia presenta una Nike alata al centro dello stadio “Panathinaiko” di Atene, sull’altro il logo di “Tokyo 2020” circondato da forme geometriche che simboleggiano l’energia degli atleti.
In tempi non sospetti, quando le Olimpiadi erano viste come un’opportunità per Tokyo e tutto il Giappone, e la pandemia non era neanche all’orizzonte, i vertici del comitato organizzatore esultavano: “Speriamo che il nostro progetto di riciclo e i nostri sforzi per creare una società più attenta all’ambiente e sostenibile diventino l’eredità dei Giochi olimpici di Tokyo 2020”. Anni dopo, ricordarli per quello sarebbe già una vittoria.
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