La prospettiva di una nuova pace fiscale è stata baluardo delle campagne elettorali del centro destra e, seppur con modalità e programmi differenti, si trovano di nuovo al centro del dibattito governativo proprio in questi giorni, in attesa della Legge di Bilancio 2023.
L’operazione pone come spartiacque temporale, sul quale concordano i diversi partiti, il 2016: per i debiti con il Fisco precedenti a questo anno, dunque, ai contribuenti sarà data la possibilità di godere di alcune agevolazioni, al variare dell’importo delle cartelle in questione.
Il rischio, se la tregua esattoriale non fosse sufficientemente prudente, sarebbe quello di trasformare il messaggio della pace fiscale in un condono generalizzato. Un intervento che potrebbe agire sulla platea dei contribuenti da un lato disincentivando anche i debitori realmente intenzionati ad estinguere il proprio debito a non pagare le rate concordate, per godere di una futura e meno stringente rottamazione, dall’altro di incentivare l’evasione, convincendo i contribuenti di poter contare sul prossimo provvedimento di condono. Come, del resto, era avvenuto con le precedenti edizioni di rottamazione, nel 2016, 2017 e 2018 e con il saldo e stralcio del 2018, interventi che non avevano portato alla riscossione delle cifre auspicate.
A rendere più pressante uno sgravio per le tasche dei contribuenti, in questi mesi, concorre tuttavia l’emergenza energetica, specialmente, che insieme ai diffusi rincari portati dall’inflazione ha ridotto notevolmente la capacità d’acquisto degli italiani, erodendo salari e pensioni.
Fino a mille euro – Sulle mini cartelle esattoriali sembrerebbe essere stato raggiunto l’accordo, con una linea concorde tra Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, in un condono che prevede la cancellazione di tutte le cartelle notificate prima del 2016 e con un importo fino a mille euro. Cittadini, imprese e professionisti destinatari di queste cartelle non dovranno presentare richiesta, ma gli atti saranno cestinati automaticamente dall’Agenzia delle Entrate, in un provvedimento che non raccoglierebbe dunque alcuna entrata. L’intento è quello di alleggerire milioni di italiani da cartelle di importi limitati, che dal 2000 ad oggi sono circa la metà delle circa 140 milioni presenti nel magazzino del Fisco.
Saldo e stralcio tra mille e 3mila euro – Meloni e Salvini non sarebbero invece allineati sul posizionamento dell’asticella delle somme che non dovranno essere versate per le cartelle tra mille e 3mila euro, per le quali si prevede un saldo e stralcio. Mentre Fratelli d’Italia, in accorto con Forza Italia, favorirebbe una linea più prudente, con uno schema 50 e 50, la Lega vuole portare la quota da cestinare almeno all’80% del dovuto, con il versamento del solo 20% dell’importo previsto dalle cartelle. Sanzioni e interessi verranno comunque sottratti dal conto, invece, secondo l’ipotesi più accreditata.
Rateizzazione sopra i 3mila euro – Rimane ancora incerto quali saranno invece le cartelle che godranno di una rateizzazione, tra quelle sopra i tremila euro, in un massimo di cinque anni. Alcune ipotesi prevedono ancora di ammettere alla platea dei beneficiari solo i destinatari di cartelle notificate prima del 2016, altre estendono l’agevolazione anche agli anni successivi. La maggiorazione, in ogni caso, sarebbe nell’ordine del 5 o 10%, mentre anche in questo caso sarebbero esclusi dai conteggi interessi e sanzioni.
Rottamazione ter – Quasi la metà dei contribuenti, 532 mila, invece, non ha rispettato la scadenza delle rate della rottamazione ter, introdotta nel 2018 per i debiti con l’Amministrazione finanziaria compresi tra il 2017 e il 2020. L’agevolazione in questo caso prevederebbe di versare le somme dovute senza sanzioni o interessi per la mora, riaprendo di fatto la rottamazione già introdotta nel 2018 e permettendo di dilazionare in cinque anni le quote di debito rimanenti, con una maggiorazione del 5%.