Secondo calcoli ormai definitivi, l’ondata di gelo che lo scorso inverno si è abbattuta sul Texas, colpevole di un drammatico blackout elettrico, è costata 90 miliardi di dollari, che diventano un miliardo contando i 22 fra tornado, uragani, siccità e incendi che hanno costellato l’intero 2020.
Al contrario, per la bolla di caldo che da settimane flagella diverse parti degli Stati Uniti colpendo 48 milioni di persone, i calcoli si limitano a stime preoccupanti, perché le esagerazioni climatiche iniziano ad incidere pesantemente sulle finanze pubbliche.
Per due settimane almeno, diverse province del Canada e del nord-ovest americano sono rimaste in una sorta di pentola a pressione di calore che ha portato le temperature a superare i 45°, con il picco di 55° registrato le scorse ore nella “Death Valley” californiana, uno dei punti più caldi della Terra, ma che a certi livelli non era mai arrivata.
Record contro cui nessuno è preparato, costati la vita a 200 persone, soprattutto anziani, e milioni di animali, secondo gli scienziati della “British Columbia University” letteralmente “cotti” dalle temperature raggiunte dall’acqua dell’oceano. Passerà alla storia il “trasloco” verso nord di 350mila salmoni dal Warm Spring River, inizialmente osteggiato dai naturalisti, che si sono arresi poco dopo, leggendo le temperature raggiunge dai fiumi.
Una situazione che sta mettendo a rischio i raccolti di frutta e grano, e resa ancora più devastante dagli incendi, capaci di mandare in un fumo migliaia di ettari di terreno a velocità impressionanti.
© Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata