Il primo via libera al DDL che riforma il Codice della Strada è arrivato dalla Camera, ma la battaglia è ancora lunga e per nulla conclusa, anzi. I 36 articoli che rileggono il Codice, fermo al lontano 1992, devono ancora vedersela con l’esame del Senato, dove un fronte compatto formato dalle opposizioni e da decine e decine fra sindaci, assessori alla viabilità e associazioni di parenti di vittime della strada, bollano la proposta come “un passo indietro in cui nulla è stato fatto per ridurre la velocità”.
Ma il vicepremier Salvini, ministro dei trasporti e promotore del DDL, è certo della bontà della sua proposta: “Siamo determinati a salvare vite attraverso più controlli. Più educazione stradale e più rigore: dobbiamo ridurre i 3000 morti sulle strade italiane e voglio arrivare alla fine del mio mandato con strade più moderne, larghe, sicure e meno vittime”.
La riforma, al momento, prevede una decisa stretta verso chi guida sotto l’effetto di alcol o droghe, ma anche verso chi si ostina a usare il cellulare alla guida (ritiro immediato della patente da 15 giorni a 2 mesi, 5 punti e 250 euro di multa), e per chi abbandona gli animali sulla strada: nel caso sia accertato che l’animale ha causato incidenti con vittime e feriti, scatta il reato stradale che prevede fino a 7 anni di reclusione. Uno dei punti chiave è l’abolizione dello “stato di alterazione”: sarà sufficiente risultare positivi ai test delle forze dell’ordine per accertare la presenza nell’organismo di sostanze vietate.
Per chi viene fermato in stato di ubriachezza al volante, con tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi per litro, le sanzioni possono arrivare a 2.170 euro con sospensione della patente per 6 mesi. Se il tasso sale a 1,5 grammi la multa di conseguenza aumenta fino a 3.200 euro e oltre a rendere la patente inservibile fino ad un anno, scatta anche l’arresto per 6 mesi. Oltre il limite di 1,5 grammi la reclusione può arrivare all’anno, la sanzione a 6000 euro e la sospensione della patente a due anni, con la revoca del documento in caso di recidiva. In ognuno dei casi citati, scatta comunque il sequestro del veicolo, la decurtazione di 10 punti dalla patente e per i recidivi l’obbligo di installare a proprie spese sull’auto un sistema alcolock.
Si inaspriscono anche i limiti per i monopattini (obbligo di casco, targa e assicurazione RC) e l’uso sconsiderato dell’autovelox, una vecchia battaglia del vice-premier Salvini, da sempre in guerra contro l’uso dei comuni per rimpinguare le casse. I rilevatori di velocità non potranno essere installati nelle zone con limite sotto i 50 km/h, e viene anche introdotto il principio del cumulo delle multe: in caso di più autovelox sullo stesso tratto di strada, per le infrazioni commesse nella stessa ora varrà solo la sanzione più grave aumentata di un terzo. In compenso, ampliando il valore delle telecamere di videosorveglianza, sarà possibile rilevare più tipi di infrazione con un solo dispositivo e senza apparecchi presidiati dalle forze dell’ordine per sanzionare chi non dà precedenza a ciclisti e pedoni, o ancora parcheggia in posti riservati.
Una delle novità è la sospensione breve della patente – fra 7 e 15 giorni di stop per chi commette infrazioni e ha meno di 20 punti – ma ad irritare più di tutto i sindaci, con i primi cittadini di grandi città come Roma, Torino, Milano, Bologna, Bergamo e Brescia in prima fila, è la riduzione dell’autonomia dei Comuni su diversi passaggi: dalla possibilità di decidere dove piazzare gli autovelox a quella di realizzare piste ciclabili e isole pedonali, oltre alla regolamentazione della sosta e dei limiti delle Ztl, che secondo la proposta saranno previsti d’ufficio nelle zone protette dall’Unesco.
Uno dei nodi sono le “Zone 30”, che secondo il DDL saranno consentite solo in alcune strade urbane e non a tappeto in tutta la città, come nel caso della sperimentazione in corso a Bologna. Ma è sul capitolo velocità che si scagliano con forza le associazioni che raccolgono i familiari delle vittime della strada: aumentare la potenza delle auto per i neopatentati fino a 75 kW (105 kW per elettriche e ibride) è da molti considerata un’idea scellerata.