27 gennaio 2025

Auto aziendali, conviene ancora?

Autore: Angela Taverna
La transizione ecologica e le nuove regole sulla tassazione delle auto aziendali: conviene ancora il fringe benefit?

La Legge di Bilancio 2025 porta la transizione ecologica al centro del dibattito economico, introducendo modifiche significative alla tassazione delle auto aziendali concesse ai dipendenti. Tuttavia, il nuovo quadro normativo solleva interrogativi sulla convenienza, dal punto di vista datoriale, di questo tipo di fringe benefit.

Uno dei cambiamenti principali riguarda le auto a motore termico, grandi penalizzate della manovra, con un aumento della tassazione di circa il 66% rispetto al 2024. Per contro, restano più vantaggiose le auto full electric o plug-in hybrid, favorite dal processo di transizione ecologica. Le nuove aliquote previste sono le seguenti:
  • 10% del costo a chilometro per le auto elettriche,
  • 20% per le plug-in hybrid,
  • 50% per le auto a benzina o diesel.
Per comprendere l’impatto di queste novità, le tabelle ACI 2024 offrono un utile confronto. Una vettura diesel con emissioni di CO₂ pari a 194 g/km, percorrendo 15.000 km, arriverebbe a pagare fino a 7.000 euro di tasse a fronte di una tassazione al 50%. Al contrario, un’auto elettrica al 100%, con un costo chilometrico di 0,426 euro/km, si fermerebbe a poco più di 600 euro per la stessa distanza.

Un colpo inatteso per chi ha già ordinato - Le nuove regole colpiscono anche chi ha ordinato un veicolo nel 2024 e lo riceverà nel 2025, senza essere a conoscenza dei cambiamenti normativi. Per queste aziende e lavoratori, il rincaro delle trattenute in busta paga è un duro colpo. Eventuali disdette dei contratti dipenderanno dalle clausole sottoscritte, ma l’assenza di una disciplina transitoria penalizza chi si è già impegnato economicamente.

Le associazioni di categoria si stanno mobilitando, denunciando la repentinità degli interventi e la mancanza di tempo per adattarsi al nuovo quadro normativo. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di posticipare l’applicazione delle nuove regole al 1° luglio 2025, salvaguardando gli ordini effettuati nel 2024.

Mobilità elettrica: le infrastrutture non sono pronte - La spinta verso la mobilità elettrica è un passo necessario per la transizione ecologica, ma presenta sfide significative. Al 30 settembre 2024, in Italia si contavano 60.339 punti di ricarica, con una distribuzione geografica estremamente disomogenea:
  • 58% al Nord,
  • 20% al Centro,
  • 22% al Sud e nelle Isole.
Questa disparità infrastrutturale evidenzia come oltre metà dei comuni meridionali non sia ancora attrezzata per sostenere un passaggio massiccio alla mobilità elettrica, frenando l’adozione del modello green proprio nelle aree più svantaggiate.

Prospettive future - Senza interventi legislativi mirati, il rischio è quello di un drastico calo delle immatricolazioni di auto aziendali, con effetti a cascata sul gettito fiscale e sull’intera filiera dell’automotive. È fondamentale che il governo valuti misure correttive per rendere la transizione ecologica più graduale e sostenibile, evitando di penalizzare aziende e lavoratori e garantendo al contempo lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per supportare la mobilità elettrica.

Siamo davvero pronti per la transizione green o rischiamo di frenare prima ancora di partire?
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