La “gara” tra l’UE e l’altro colosso del Blocco occidentale è ormai al cardiopalmo, soprattutto sui temi economici e sulla questione delle valute digitali.
Ieri i ministri delle Finanze della zona euro hanno affrontato un tema di cui si dibatte da mesi: la creazione di una valuta digitale. Tale questione diviene ancora più urgente se consideriamo che a Washington le intenzioni sono tutte concentrate a liberalizzare il mercato delle crypto, nonostante il calo dell’ultima settimana.
L’indebolimento dell’euro è un rischio concreto. Il presidente dell’Eurogruppo parla di un mercato delle cripto-valute che “sta evolvendo politicamente e tecnologicamente molto rapidamente” e una fuga di capitali verso gli Stati Uniti è un rischio quanto mai concreto.
Le proposte di legge statunitensi sulle monete virtuali sono tutte incentrate sulle stablecoins, vale a dire cripto-valute “addossate” sul dollaro o su un’altra moneta.
Tra le varie proposte sia lo Stable Act che il Genius Act mirano a regolamentare le stablecoin ma con approcci differenti: se il primo prevede regole più rigide, richiedendo che il rimborso dell’investimento avvenga tramite depositi assicurativi, titoli di Stato e riserve bancarie, il Genius Act, invece, permette di utilizzare per il rimborso del capitale investito strumenti di mercato monetario.
Queste proposte di legge sono oltremodo poco stringenti, e si discostano molto dalle regole europee del Markets in Crypto-Assets Regulation, in vigore dal 2023, senza contare la possibilità lasciata alle società emittenti di depositare il denaro sui conti della Federal Reserve.
La possibilità che le stablecoins si trasformino da strumento di risparmio e strumento speculativo a strumento di pagamento alternativo alla moneta corrente è dietro l’angolo, un gioco, insomma, consumato alle spalle degli istituti di credito, che non potrebbero monitorare la situazione economica dei clienti come attualmente avviene con le carte di credito e di debito.
La creazione di una moneta digitale europea si rende necessaria in tale contesto, in quanto rappresenterebbe non soltanto un’innovazione tecnologica ma soprattutto una necessità strategica con obiettivi tutti orientati a preservare l’indipendenza economica e una certa posizione sul mercato globale.
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