20 novembre 2015

BENI SEQUESTRATI, I COMMERCIALISTI IMPUGNANO IL DECRETO COMPENSI

Autore: redazione fiscal focus

I compensi stabiliti per gli amministratori dei beni sequestrati e confiscati alle mafie sono decisamente troppo bassi, e devono essere rivisti.


Ecco il motivo per il quale il Consiglio nazionale dei commercialisti ha impugnato dinanzi al Tar del Lazio il decreto del Presidente della Repubblica del 7 ottobre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 novembre, con il quale vengono stabiliti, appunto, i compensi per gli amministratori dei beni sequestrati e confiscati alle mafie.


I precedenti


Per mesi il Consiglio nazionale ha chiesto la modifica del D.P.R., inviando persino un documento al Ministero della Giustizia.
Si pensi, a tal proposito che nel luglio 2015 era stata già richiesta una modifica sostanziale allo schema di D.P.R. , rilevando come fosse del tutto errato assumere a riferimento le norme relative ai compensi dei curatori fallimentari.
Si riteneva necessario (e si continua a ritenere) assumere invece a riferimento la tabella per la determinazione dei parametri dei compensi per le professioni regolarmente di cui al DM 140/2012, opportunamente adattata per tener conto delle specificità della disciplina in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie.
In alternativa, i professionisti proponevano l'utilizzo di contributi annuali forfetizzati in relazione alla singola attività svolta dall'amministratore giudiziario.
Tuttavia, il decreto del Presidente della Repubblica pubblicato in Gazzetta continua a far riferimento alle norme relative ai compensi dei curatori.


Il decreto


Ai sensi del D.P.R. n.177/2015, i compensi degli amministratori giudiziari sono liquidati sulla base dei seguenti criteri:
a) per i beni costituiti in azienda, quando sono oggetto di diretta gestione da parte dell'amministratore giudiziario, i compensi devono consistere in una percentuale, calcolata sul valore del complesso aziendale, non superiore alle seguenti misure:
  1. dal 12% al 14%; quando il valore non superi 16.227,08 euro;
  2. dal 10% al 12% sulle somme eccedenti 16.227,08 euro finoa 24.340,62 euro;
  3. dal 8,50% al 9,50% sulle somme eccedenti 24.340,62 euro fino a 40.567,68 euro;
  4. dal 7% all'8% sulle somme eccedenti 40.567,68 eurofinoa 81.135,38 euro;
  5. dal 5,50% al 6,50% sulle somme eccedenti 81.135,38 euro fino a 405.676,89 euro;
  6. dal 4% al 5% sulle somme eccedenti 405.676,89 eurofinoa 811.353,79 euro;
  7. dallo 0,90% all'1,80% sulle somme eccedenti 811.353,79 euro fino a 2.434.061,37 euro;
  8. dallo 0,45% allo 0,90% sulle somme che superano 2.434.061,37 euro;

b) per i beni costituiti in azienda, quando sono concessi in godimento a terzi, i compensi devono consistere, allo stesso modo, in una percentuale calcolata sul valore del complesso aziendale. Le percentuali sono però nettamente più basse di quelle appena richiamate ;


c) per i beni immobili, i compensi devono consistere in una percentuale, calcolata sul valore dei beni,
d) per i frutti che si ritraggono dalle aziende e dagli immobili, e per i beni diversi daquelliprima esposti, i compensi devono consistere inunapercentualecalcolata sul valore di questi ultimi.
Il compenso, in ogni caso, non può essere inferiore, nel totale, a 811,35 euro.


Le critiche del CNDCEC


Come chiarisce il presidente nazionale della categoria, Gerardo Longobardi, a suscitare ulteriore perplessità è il fatto che vi sia stata una “irragionevole riduzione delle tariffe rispetto a quelle dei curatori fallimentari basata sull'erroneo presupposto di una minore complessità degli adempimenti richiesti agli amministratori giudiziari rispetto a quelli svolti dal curatore fallimentare nel corso della procedura concorsuale”.
Questo il motivo per il quale il Consigliere nazionale dei commercialisti delegato alla materia, Maria Luisa Campise ritiene che il D.P.R. non tenga assolutamente conto “della estrema complessità di questa attività e dei rischi ad essa connessi. Una sottovalutazione dalla quale discendono compensi a nostro modo di vedere troppo bassi e che ci ha indotti a ricorrere al Tar”.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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