22 dicembre 2011

Altro che Grande Fratello…

A cura di Antonio Gigliotti

Molti dei nostri uomini politici sono degli incapaci. I restanti sono capaci di tutto. (Boris Makaresko)

Grande Fratello, il più famoso reality della tv italiana che si ispira all’opera di George Orwell, 1984. Il romanzo narra di un Grande Fratello, capo dello stato totalitario di Oceania che, attraverso le telecamere, sorveglia costantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini.
Lo slogan è appunto "Il Grande Fratello vi guarda".

Qualcuno potrebbe pensare che una cosa simile si può leggere solo in un libro o vedere in tv. Ma com’è che si dice? Mai dire mai. E in effetti basta pensare a ciò che ci sta accadendo con il Fisco per capire che la realtà ha superato qualsiasi finzione.

L'occhio vigile del Fisco è il nostro Grande Fratello, quello che controlla ogni singolo cittadino-contribuente. Non c'è operazione o comportamento del contribuente che non sia monitorata (redditometro, spesometro, indagini finanziarie, comunicazione beni dei soci, segnalazioni varie all’anagrafe tributaria…).

A peggiorare la situazioneun recente provvedimento, appena emanato dal Governo che contiene, fra l'altro, delle misure volte a limitare la circolazione del contante per importi non superiori a 999 euro. Disposizione volta a combattere l'evasione e a tracciare i vari pagamenti al fine di giungere a una ricostruzione del reddito del contribuente.

Tale obiettivo, tuttavia giustificabile e condivisibile, sta superando ogni limite fino quasi a intaccare la privacy di tutti noi.
Tra l’altro la norma ci dice che non è possibile effettuare pagamenti in contanti tra privati per importi pari o superiori a 1.000 euro, a meno che non ci sia l'intervento della banca o di un ufficio postale.

Quindi vale a dire: non posso pagare a un negozio un qualcosa in contanti per importi pari o superiori a 1.000 euro, ma posso invece prelevare o versare in banca importi anche superiori alla suddetta soglia.

L'enorme confusione sta portando, in questi giorni, gli istituti di credito a chiedere delle giustificazioni sull'utilizzo del denaro quando l'importo che si ritira allo sportello è sopra la soglia dell’antiriciclaggio (1.000 euro).
Ma a questo punto mi chiedo: la limitazione prevista dal decreto 231/2007, non riguarda solo i "trasferimenti" tra privati?
Un contribuente sarà libero di spendere come meglio crede il suo denaro? Saremo liberi di prelevare del denaro e spenderlo come meglio crediamo?
Cosa dobbiamo rispondere, sapendo che si può incorrere in una denuncia per falso?
Che il contante ci serve per i regali di Natale?

E se un genitore intende aiutare un figlio o magari li vuole conservare sotto il cuscino a casa, non avendo più fiducia nelle banche, cosa dovremmo dichiarare?

Credo che un conto sia contrastare l’evasione, migliorare il sistema – obiettivi che non si possono mettere in discussione – e un altro sia sconfinare in un morboso controllo che non porta a nessun risultato pratico.

Sarebbe il caso di ricordare che tutti i movimenti di contante se transitano dai c/c come prelevamenti o versamenti, sono già tracciati, per qualunque importo e in qualsiasi momento rilevabili dalle Autorità competenti.

Fra l’altro, gli esperti del riciclo di denaro e gli stessi evasori incalliti non utilizzano certamente il contante, ma occultano completamente i propri redditi, o in altre circostanze pagano fatture, il più delle volte false, con regolari bonifici o assegni.

Costringere i ceti medio-piccoli al ricorso delle carte di credito, sia pure con delle commissioni bancarie ridotte, limiterà la libertà di pagamento ed inoltre sono convinto che non ridurrà comunque i "frazionamenti" eventualmente "preparati" per pagare le varie prestazioni rese in "nero".

Ed allora mi chiedo: A cosa serve quest’ulteriore dichiarazione da fare alla banca? Non certamente a combattere l'evasione, ma piuttosto a completare un sistema da grande fratello.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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