5 novembre 2012
5 novembre 2012

Basta, non se ne può più!!!

A cura di Antonio Gigliotti

A tutti sarà capitato, facendo zapping tra i canali televisivi, di beccare la puntata numero 1456 e passa di qualche intricata e intrigante telenovela sudamericana, piena di retroscena, equivoci e assi nella manica da sfoderare al momento giusto. Ecco, nel caso non vi foste ancora imbattuti in situazioni di questo genere, allora vi consiglio vivamente di riprendere tutti gli articoli, recenti e meno, in merito alle ultime elezioni per il rinnovo del Cndcec… Vi assicuro che il risultato è il medesimo!! E, alla luce delle ultime dichiarazioni, nulla esclude che vedremo presto la massima espressione del peggio che la nostra categoria può esprimere. Ricorsi al Tar, polemiche, dichiarazioni infondate… E chi più ne ha, più ne metta, al solo fine di perdere ancora del tempo utile che potrebbe essere invece investito per la crescita.

Risultati? Li abbiamo già visti. Li tocchiamo con mano tutti i giorni. Spaccature e sfiducia. Due semplici termini che descrivono in maniera dettagliata l’attuale condizione nella quale versa la nostra Categoria.

E questo che ci meritiamo? Certamente la base merita altro, merita una governanceattenta, capace di ripristinare tutele e unità. Cosa non ci meritiamo? Ebbene, non ci meritiamo falsità, pugnalate, e lo spettacolo indecente di questi giorni con dichiarazioni e contro dichiarazioni, con una base sempre più smarrita e sempre, cosa molto grave, più indifesa, dai vari attacchi e scippi.

A questo punto, ritengo che non possa che esservi una soluzione per uscire da questo ingorgo di voti, preferenze e cariche. Occorre intanto precisare, che uno degli errori più grossolani, dovuti a un legislatore poco attento, lo si deve ricercare nel D.Lgs. n. 139/05, che ha attribuito il diritto di voto ai Consigli locali in carica. Questi però, fra qualche giorno scadono. Allora, mi chiedo, è mai possibile una simile situazione? In sostanza, hanno scelto (o almeno si pensava!)il futuro Consiglio Nazionale gli ordini in scadenza di mandato.

Pertanto, considerato che trattasi di un obbrobrio legislativo che magari una governance più attenta avrebbe avuto modo e tempi per sanare, perché, prendendo spunto anche dal richiamo all'unità fatta da queste pagine da Giorgio Sganga, non azzeriamo il tutto? Visto il caos di queste elezioni, se veramente teniamo al bene della categoria, perché non proponiamo tutti insieme un ritorno al voto? Questa volta però ad avere il diritto di scegliere i nostri rappresentanti dovrebbero essere gli Ordini che risulteranno dalle prossime elezioni. Non vi sembra una soluzione più sensata?

Raggiungere questo obiettivo darebbe prova del fatto che entrambe le parti candidate hanno effettivamente a cuore la categoria. Esse dimostrerebbero altresì che ci differenziamo dalla politica, che siamo capaci di fare un passo indietro dando la più grande dimostrazione di democrazia. In tal modo avremo la possibilità di mettere alle spalle velleità ed ambizioni strettamente personali che gli ultimi avvenimenti, invece, hanno messo in gran risalto. Per far ciò, in ogni caso, sarebbe necessario un tavolo di lavoro condiviso che ci possa permettere di cambiare le norme a vantaggio dell’intera categoria.

L’alternativa alla mia proposta, sarebbe invece, vista l’attuale situazione determinatasi dopo le elezioni, un futuro di carte bollate, ricorsi al TAR e una categoria sempre più spaccata e quindi sempre più debole.

L’americano Benjamin Franklin soleva affermare che “Ben fatto è meglio che ben detto!”, anche la nostra categoria dovrebbe prendere d’esempio l’illustre uomo d’ingegno, mettendo da parte le troppe e spesso inutili parole e dando spazio alla concretezza delle azioni. Pertanto, alle parole di troppo io dico: “Basta!”. Siamo stanchi di leggerle e ascoltarle, questa è la resa dei conti e la pretesa è che si lavori per crescere, non per rimanere indietro.
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