19 febbraio 2014

Bonifici dall'estero ... tutti evasori sino a prova contraria

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,

il timore sorto in questi ultimi giorni è che il nostro possa non essere mai un Paese civile e democratico. Il punto è che non riusciamo ad avviare una buona semplificazione sia burocratica che fiscale, nonostante tutte le belle parole che ci propinano i nostri politici e governanti.

Oggi infatti vorrei soffermare l’attenzione sull’ultima assurda disposizione introdotta dall’ormai defunto governo Letta. Nello specifico si tratta del prelievo fiscale che lo Stato applica qualora si riceva sul proprio conto corrente bancario un bonifico dall’estero. La novità è entrata in vigore lo scorso primo febbraio 2014 e ha reso la procedura un vero e proprio affare di Stato!!

In sostanza, per effetto di una disposizione antievasione, a partire dal mese di febbraio viene introdotta una ritenuta di ingresso nella misura del 20% su tutti i flussi finanziari provenienti dall'estero e accreditati sui conti bancari delle persone fisiche, degli enti non commerciali e delle società semplici ed equiparate.

La norma, spiegano, servirebbe ad aggiungere un ulteriore tassello alla complessa riforma che ha lo scopo di accrescere la capacità dell'Amministrazione Finanziaria di intercettare capitali che si trovano all'estero in modo illecito.

Tuttavia, non essendo altro che una disposizione priva di senso, sta avendo l’unico effetto collaterale di generare panico e disagio tra i contribuenti.

Il punto è che dovrebbero essere assoggettati alla ritenuta d'ingresso solo i redditi prodotti da quei beni capitali o diritti vantati sugli stessi, detenuti all'estero. Invece accade che la banca, quando arriva un bonifico, effettua la trattenuta a prescindere, spetta poi al contribuente certificare che non si tratta di un provento di investimenti all'estero.

Ancora una volta quindi nel nostro sistema fiscale prevale l’assunto che si è "tutti evasori fino a prova contraria".

Si consideri poi che si sta parlando di persone fisiche. Insomma, nel gruppo potrebbe finire la moglie dell’emigrato che riceve i soldi del marito e, avendo poca domestichezza con queste disposizioni, si potrebbe ritrovare un accredito inferiore a quello che aspettava. In tal caso deve preoccupasi di farsi fare una autocertificazione per dichiarare la vera natura del bonifico.

Ma stiamo scherzando! Vi sembra questo il modo di combattere l'evasione?

Purtroppo, ancora una volta sono i contribuenti onesti a dover pagare, sottomettendosi a un fisco rapace e inconcludente che crea solo disagio.

A ciò si aggiunga che si tratta di una misura sproporzionata, in quanto il sistema di pagamento tramite bonifico è già facilmente monitorabile ai fini della lotta all’evasione e per l’antiriciclaggio.

Siamo quindi innanzi a un fisco che ancora una volta procede sulla base di presunzioni, creando danni e disagi, con relativa inversione dell'onere della prova, scaricando sui cittadini il compito di dimostrare la situazione di regolarità.

È l’ennesima mostruosità burocratica, creata da un legislatore sempre più disperato e affamato di quattrini. Con questa norma il fisco italiano individua in colui che riceve il bonifico un riciclatore di denaro, pertanto lo tassa fino a quando questi non riesca ad autocertificare il contrario.

Mi auguro che il nuovo governo che sta per nascere non abbia al Ministero dell'Economia né tecnici né politici di professione, bensì persone competenti.

Non è bello avanzare sospetti quando non si hanno prove”, scrisse Arthur Conan Doyle. Non è bello, alla luce di quanto esposto finora, ideare una norma per prendere soldi ai contribuenti sulla base di un sospetto che è solo potenziale, non fondato né certo né tantomeno provato.
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