26 agosto 2014
26 agosto 2014

CASA DOLCE CASA: QUANTO MI COSTI!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,
oggi pensavo alla casa. Al miraggio di una casa. Un tempo un’abitazione di proprietà rappresentava un sogno raggiunto il quale ci si sentiva realizzati. Ricordo ancora i sacrifici dei miei genitori per tirare su, in economia, un piccolo immobile che, in base alle aspettative dell’epoca, avrebbero poi lasciato a noi figli.

In linea di massima anche oggi la situazione è identica, tuttavia quel che è cambiato è il mercato che ruota attorno agli immobili. Mi spiego meglio: al giorno d’oggi, i governi hanno scoperto che possono usare gli immobili alla stregua di bancomat attraverso tasse e imposte di varia natura, al fine di coprire le inefficienze di una politica poco seria e soprattutto impreparata; una tale situazione ha prodotto un risultato negativo che ha generato la crisi del mercato immobiliare. A ben vedere, oggi si trovano abitazioni in vendita al 50% in meno rispetto al prezzo originario.

Un siffatto scenario, in aggiunta al contesto già di per sé nefasto, non fa che incupire gli animi. Si consideri infatti che quanti hanno lavorato tutta la vita solo in funzione della casa, magari per poter pagare le rate del mutuo che hanno acceso proprio per pagarsi il tanto desiderato bene immobile, si ritroveranno inevitabilmente in brache di tela grazie ai vari tecnici ed economisti che si sono succeduti al governo. Perché? Ebbene, in realtà a questa domanda ho già dato una risposta, ma ritengo opportuno soffermarmi ancora una volta, perché la situazione è delicata e merita tutto lo spazio possibile. Questa gente, che ha sacrificato mattone dopo mattone la propria esistenza immolandola all’altare dell’agognato focolare domestico, ora si ritrova con un pugno di mosche in mano perché quell’immobile il cui valore sarebbe dovuto aumentare, ha invece subito un declino: in sostanza, vale di meno rispetto a quando è stato acquistato.

Com’è possibile? Anche questa è una domanda lecita alla quale trovare una risposta non risulta poi tanto difficile, perché è proprio sotto la luce del sole. Il calo del valore d’acquisto degli immobili destinati ad abitazione, che nella maggior parte dei casi ha subito una diminuzione anche del 50% del valore originario, risulta essere il più diretto effetto della crisi che ha colpito il settore immobiliare in generale, colpito anche da una lunga lista di tasse che negli anni i vari governi hanno imposto ai proprietari. Sto parlando, tra le altre, di Tasi, Imu, Ici e via dicendo.

Negli ultimi 5 anni la tassazione immobiliare ha fortemente impoverito gli italiani con una notevole riduzione di valore stimata in circa duemila miliardi. Forse proprio da qui occorre partire per invertire una tendenza pericolosa, già ampiamente in atto.

E pensare che i tecnici, presenti in ogni esecutivo che si rispetti, ci hanno anche studiato su queste cose!!! Francamente, se i risultati convergono nella situazione di stallo del mercato immobiliare, ritengo che tali studi non abbiano dato poi così tanti buoni frutti! O forse hanno studiato male… O forse (e potrei anche togliere il dubbio) non hanno studiato affatto!

E poi, fatto ancora più curioso, se vogliamo buttarla sull’ironia, è che oltre ad aver introdotto tasse su tasse, i governanti di turno hanno aggrovigliato ancora di più la già difficile situazione gettando oscurità sulle modalità di pagamento. L’unica cosa chiara, infatti, è che nessuno sa mai in tempo cosa, come e quanto pagare! Strabiliante! Lo scenario era così cupo all’inizio di quest’anno, che quando finalmente il “rottamatore” è salito alla guida del Paese tutti hanno pensato che forse il cambiamento si stava attuando… Ma tempo ventiquattr’ore ed è stato evidente che nulla o poco sarebbe mutato, almeno su questo fronte. È infatti di questi ultimi mesi lo spettacolo indecoroso legato alla questione della Tasi/IMU, ferita ancora aperta che tuttora non sappiamo come rimarginare. L’estro bischero del nostro giovane presidente del Consiglio ha contagiato i Comuni che da più parti stanno dando prova di sfrenata fantasia! Ciascun ente ha infatti pensato bene di personalizzare la tassazione e, dopo una prima ondata di pagamenti in giugno, con verifica dei Comuni che avevano deliberato entro maggio, ci attenderà fra qualche settimana la seconda verifica, dal momento che su 8.mila comuni, duemila circa avevano deliberato entro maggio, ed ad oggi siamo a circa 3.600.

Il termine per le prossime delibere è il 10 settembre, nuova deadline per quei comuni che non erano riusciti a deliberare entro maggio. Dobbiamo quindi aspettare ancora una decina di giorni per avere qualche certezza, tenendo però in conto la possibilità (quasi certezza) che tanti di questi enti non riusciranno a deliberare neanche entro il 10 settembre. In tale circostanza il pagamento sarà posticipato, in unica soluzione, per le prime abitazioni a dicembre e con aliquota standard dell’1 per mille senza detrazioni e senza sconti. E a farne le spese, secondo voi, chi sarà? Altro domanda dalla risposta facile: i contribuenti, nello specifico i possessori di prima casa. A ben vedere, saranno colpite in misura maggiore le case con rendite più basse dal momento che le stesse, in epoca IMU, non pagavano per via della detrazione di 200 euro, allora stabilita per legge e oggi invece lasciata alla libera determinazione dei Comuni. E sul punto è intervenuta anche la Federconsumatori, giusto per ribadire che siamo con l’acqua alla gola. Secondo l’associazione di categoria, infatti, con la Tasi circa cinque milioni di famiglie hanno già pagato (ed altre lo faranno a breve) ciò che prima, grazie alle detrazioni sull’IMU, non pagavamo. Tali esborsi implicano in maniera inevitabile un restringimento delle possibilità di spesa, quindi un arresto dei consumi. Ecco, proprio venerdì nel Consiglio dei Ministri il governo discuterà del decreto ‘Sblocca Italia’, speriamo però che capiscano il vero significato del verbo ‘sbloccare’. Finora ci hanno ‘salvati’ imprigionandoci con tasse e aumenti, ci hanno fatti ‘crescere’ con ulteriori tasse e aumenti… speriamo almeno che per ‘sbloccarci’ non usino la medesima ricetta perché gli italiani, in tutta franchezza, ne hanno piene le scatole.

A governare con le parole sono bravi in molti, basta avere una faccia pulita e una buona capacità oratoria… È governare coi fatti il difficile, forse proprio per questo finora ci sono riusciti in pochi!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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