11 marzo 2015

COMMERCIALISTI: QUALE FUTURO?

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,

la crisi ci attanaglia sia come cittadini italiani che in qualità di dottori commercialisti e di esperti contabili. La libera professione, un tempo sinonimo di benessere largamente riconosciuto, oggi è divenuta una sorta di giogo, di limbo complicatissimo nel quale riuscire a destreggiarsi portando, giorno dopo giorno, la barca in porto senza eccessive perdite.

Quando mi sono affacciato a questa professione, giovane e pieno di sogni, pensavo che avrei gestito io tempi e modalità di lavoro. Che brutto risveglio! In pochi anni ho capito che la realtà era diversa e diventa sempre più cruda. Se poi penso che ho alcuni amici imprenditori o dirigenti o anche impiegati, che fanno le loro ore di lavoro nella settimana (e non 12/13 o anche 15 ore) e poi sono liberi, si organizzano il week end o il prossimo ponte… Senza parlare dell'aspetto economico! Che tristezza nel guardare le loro dichiarazioni dei redditi ed i nostri miseri compensi, ridotti sempre di più da una crisi che imperversa su tutto il territorio e da una serie di adempimenti tutti a nostro carico senza possibilità di riaddebitare a nessuno! Questa è oggi la libera professione di commercialista... Professionisti il più delle volte rinchiusi quasi come detenuti in ufficio! E anche quando siamo a casa, la testa è in ufficio! Chi me lo avrebbe mai detto che era questa la libera professione!

Andando alle statistiche, stiamo assistendo, dal 2011 a oggi, a una lenta ma costante fuga degli iscritti schiacciati dal peso dei troppi esborsi e dalla difficoltà di produrre un reddito appena sufficiente alla sopravvivenza.

Sul punto si è soffermata anche la Fondazione Nazionale Commercialisti con il Rapporto 2014 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e con la Rilevazione statistica ordini territoriali – II-III trimestre 2014.

I commercialisti fuggono, cercano altrove, si autosospendono dall’Ordine per evitare il relativo pagamento dei contributi previdenziali obbligatori. Non è uno scenario rassicurante! Un tempo ci si avvicinava alle professioni, oltreché per passione, anche per quel prestigio sociale ed economico che queste garantivano. Ora non è così, persino i tirocinanti se ne accorgono e non fanno neanche in tempo a iscriversi all’Albo, che già scappano via a gambe levate.

E non è un problema nuovo: già nel 2011 infatti si registrava un passaggio del volume di affari da 113,1 migliaia di euro a 109,6 migliaia; la riduzione riguardava anche il reddito professionale, pari 62,2 migliaia di euro contro i 64,5 del 2010. Ad oggi la situazione non è cambiata, anzi probabilmente è peggiorata.

Innanzitutto, stando a quanto riportato nel Rapporto 2014 della FNC, nelle regioni del nord i redditi medi sono il doppio di quelli percepiti al sud. Il rapporto nord/sud è del 265%, con 80.422 euro di Irpef nel settentrione contro 30.342 euro nel mezzogiorno. A partire dai dati inerenti ai redditi 2012, le statistiche reddituali della FNC evidenziano una forte variabilità territoriale. In media il dato nazionale è di 59.187 euro di Irpef, con una perdita tendenziale dell’1,1%. Lo stesso dato medio nazionale è stato calcolato in 108.601 euro di Iva, con una perdita dello 0,2% su base annua. Nelle aree territoriali, confrontando i dati 2012 con quelli 2011, è emersa una diffusa variazione negativa il cui apice si è individuato nelle regioni del centro. Inoltre dal 2008 al 2014 i redditi professionali, in termini reali, sono diminuiti del 12,4%.

Insomma, cosa abbiamo da festeggiare noi commercialisti? Il quadro è questo e non ci incoraggia affatto.

Anche sul fronte delle ‘giovani leve’, la situazione non è rosea. Anzi! Osservando le elaborazioni della FNC, possiamo toccare con mano il fenomeno della fuga a gambe levate dei praticanti! Tra il II e il III trimestre del 2014 le nuove iscrizioni all’albo sono diminuite del 2,6% su base annua. Il dato è rilevante, se si considera che nel 2013 l’aumento tendenziale era stato del 23%. In sostanza, abbiamo fatto un passo avanti e tre indietro. Ci sono state inoltre ben 3.416 cancellazioni dal registro dei praticanti e ‘solo’ 2.510 iscrizioni, con un saldo finale di 906 tirocinanti in meno. Poi, al 30 settembre 2014 i praticanti iscritti al registro sono 15.647, ossia il 12,4% in meno rispetto al 2013.

Ma la colpa di tutto questo non è nostra! Siamo schiacciati da oneri e pretese che non sopportiamo più. E se la misura è colma per noi della vecchia leva, figurarsi allora come deve apparire ai giovani! Un incubo! Non si può andare avanti così! Ci dev’essere una svolta. Una necessaria presa di posizione!

"Decidete che una cosa si può e si deve fare e troverete il modo”, sosteneva Abramo Lincoln. Vorrei riproporre questa esortazione ai nostri politici che poco ci conoscono e a volte ci nominano senza sapere di cosa parlano, all'Amministrazione Finanziaria che ci impone adempimenti spesso inutili e, infine, ai nostri rappresentanti… Chissà che un miracolo da parte di tutti possa riportare questa amata professione al posto che merita!
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