24 aprile 2014

Commercialisti vs Incompetenti

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
mi ritrovo ancora una volta a fare i conti con la mesta realtà e, tirando le somme, viene a galla la verità di sempre, ossia che al peggio non v’è mai fine. Un peggio che io identifico giorno dopo giorno con la cattiva politica, quella gestione malsana della cosa pubblica che sta sotterrando l’intero Paese, soffocato dalle proprie macerie.

L’incompetenza della classa politica, di buona parte di essa, è sotto gli occhi di tutti. Siamo costretti ad assistere al quotidiano sfaldamento di quella che dovrebbe essere la morale di fondo, l’insieme delle linee guida alle quali i politici dovrebbero fare riferimento. Purtroppo questa morale e questa etica sono scomparse, portandosi dietro competenze e capacità, lasciando al loro posto solo il vuoto, l’arrivismo e l’ignoranza.

Lungi da me la volontà di sparare sulla croce rossa, tuttavia non posso tacere sulle notizie che mi sono balzate sotto gli occhi e che rincorrono da mesi un discusso parlamentare, tale Razzi, che suole saltellare da uno scranno all’altro rilasciando dichiarazioni che considerare dubbie risulterebbe addirittura un eufemismo. Dicevo che mi rincresce dover seguire l’onda dello sgomento generato da siffatti atteggiamenti, ma non posso tacere in quanto lo stesso politicante ha ‘osato’ offendere la categoria alla quale, con orgoglio, appartengo.

L’episodio che mi accingo a riportare (tra l’altro sotto gli occhi di tutti in quanto è stato ampiamente illustrato dalla maggior parte dei quotidiani nazionali) dimostra che spesso è meglio tacere e dare l’impressione, invece che parlare e dare conferma!

In sostanza, il nostro illustre politico, nel difendere a spada tratta il leader dell’ultimo partito al quale è approdato, ha scaricato tutta la responsabilità delle sue condanne sulle spalle dell’ipotetico commercialista.

"È sicuramente innocente. Volete mica fosse lui a compilare le dichiarazioni fiscali? Al massimo è colpa del suo commercialista". Con queste parole Antonio Razzi chiude la questione relativa alle vicissitudini giudiziarie di Silvio Berlusconi, dando all’untore il commercialista.

Ora, non voglio entrare nel merito delle capacità politiche e intellettuali del soggetto. La sua storia parla da sé, così come lo fanno le sue dichiarazioni, recenti e non. Il focus su cui desidero soffermarmi ha invece un carattere più generale in relazione al quale il citato episodio non è che un pretesto. Per farla breve, sono stanco che dal mondo politico, invece che disposizioni per rimettere in sesto il Paese, arrivino bacchettate a una categoria formata sì da gente che magari sbaglia, ma che per arrivare a farne parte ha dovuto seguire un duro percorso di studi e sacrifici. Io non metto in dubbio che ci sia qualche nostro collega che commette degli errori, ma inorridisco davanti a queste generalizzazioni semplicistiche che appiattiscono l’effettivo valore della categoria.

A differenza di molti politici, i commercialisti hanno speso soldi, tempo ed energie per la propria formazione. Pertanto non accetto che per discolpare uno, si infanghi la professionalità di molti!

Pretendo un maggiore rispetto per una categoria dalla quale il mondo politico non può che prendere lezioni! Se si valutassero solo i parlamentari con una preparazione altrettanto adeguata, allora credo che non si porrebbe il problema dell’abolizione del Senato in quanto si sgretolerebbe per mancanza di numero legale!!

Laurence J. Peter, noto per essere stato uno psicologo statunitense, nell’illustre elaborazione del proprio principio scrisse che “incompetenza più incompetenza uguale incompetenza”. Operazione matematica, questa, che ben si adatta agli instabili equilibri del nostro Parlamento!
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