4 maggio 2015

Conti pubblici: è stangata… altro che tesoretto!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici,

già da un pezzo la politica ha sostituito fatti e dati con slogan e proclami su Twitter o sugli altri social network. Si tratta sicuramente di canali più veloci, più immediati e soprattutto sensazionalistici.

Qualche settimana fa era sbucato un tesoretto, salvo poi leggere da uno studio della Fondazione Nazionale dei Commercialisti che se un tesoretto ci sarà, molto probabilmente, non arriverà da risparmi o da tagli agli sperperi della macchina statale, bensì dagli stessi contribuenti. L’interessante studio condotto dai commercialisti ha rilevato come circa 6 milioni di contribuenti, rinunceranno a integrare quello che doveva essere la rivoluzione del secolo, ossia il 730 precompilato. Accettandolo quindi integralmente sia pure mancante di tanti dati. Attenti che si tratta però di una rinuncia dettata da condizioni di opportunità, e non di vantaggio per i contribuenti, in quanto è oramai assodato che molti non riusciranno a fare da soli e si dovranno quindi affidare ad un terzo (professionista o caf), checché ne dicano i vari “cantanti di turno” nelle trasmissioni televisive: quindi, dovendo scegliere se integrare il modello e richiedere quindi un rimborso di circa 70/80 euro con il rischio di controlli e dovendo pagare il terzo con un compenso di circa 50/100 euro, o restituirlo senza alcuna modifica, molto probabilmente si rinuncia al rimborso. In questo modo si viene a creare una risorsa nelle casse dello Stato, che certamente non viene da risparmi o tagli, ma è il frutto dell’ennesima furbata mascherata sotto il nome di semplificazione.

Bene, da un mancato tesoretto, si passa però a un buco che sta preoccupando e non poco. Abbiamo letto qualche giorno fa come la Corte costituzionale abbia cancellato la mancata rivalutazione in base all’inflazione delle pensioni di poco superiori a 1.400 euro: la penalizzazione fissata dal D.L. 201/2011 è stata applicata nel 2012-2013.

In sostanza, la Consulta ha stabilito che un prelievo di questo genere, applicato a pensioni così basse senza alcuna progressività, è contro la Costituzione.

La conseguenza di tale sentenza sui conti pubblici è certamente devastante. Il conto stimato dall’avvocatura dello Stato è di circa 5 miliardi, ma si tratta di una cifra al ribasso. Infatti, alla luce dei dati Inps sulle pensioni per effetto della mancata rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo, l’Inps ha di fatto “risparmiato” almeno 6 miliardi nei due anni. A tale somma si deve poi aggiungere ‘l’effetto trascinamento’ per i periodi successivi. In soldoni, la somma che andrebbe restituita - considerando un quinquennio - potrebbe essere vicina ai 10 miliardi.

Le conseguenze di questo regalo, che ci arriva dall’epoca dei tecnici al governo (Monti/Fornero), con quel provvedimento “Salva Italia” (nome che è tutta una storia), saranno quelle di riscrivere le stime sui conti pubblici contenute nel Documento di Economia e Finanza e trovare per davvero un reale “tesoretto”.

Cari amici, che dire, le magagne prima o poi vengono a galla! E forse ci si dovrebbe affidare a dei veri tecnici, ricordando che l’abito non sempre fa il monaco.

“Il saggio preferisce essere lento a parlare, ma pronto ad agire”, affermava Confucio ed è significativo il fatto che nel nostro Paese, spesso, chi ci governa sia svelto a parlare e lento ad agire.
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