24 ottobre 2011

Disagio: può diventare occasione

A cura di Antonio Gigliotti

Le avversità possono essere delle formidabili occasioni. (Thomas Mann)

Un Paese che vive in continua attesa di fare la mossa giusta, qualche secondo di sollievo e poi di nuovo a lavoro. Non è ancora abbastanza, non è mai abbastanza. Da ormai molti mesi viviamo sospesi nel limbo di una crisi economica che avanza invece di restringersi. In una battaglia virtuale, è lei a vincere contro le diverse misure varate per migliorare la situazione. Durante l'estate – e ce la ricordiamo bene cosa è stata - il Governo ha approvato un pacchetto ambizioso, abbiamo ricevuto i complimenti dall’Europa. Ma questo è stato evidentemente insufficiente e ora servono con urgenza misure per la crescita. E cresce l’attesa. E crescono le pressioni internazionali sull'Italia.

Ed infatti, in vista del doppio vertice Ue, è sul caso Italia che si sono concentrate le raccomandazioni di Bruxelles per un'azione governativa più incisiva. E i continui slittamenti del decreto sviluppo non aiutano.

Nel weekend, a Capri, si sono riuniti i giovani di Confindustria. Hanno chiesto di agire e di fare in fretta perché non c’è più tempo. Poi l’obiettivo di raddoppiare, in 20 anni, il prodotto interno lordo. Alla condizione che vengano realizzate le riforme strutturali per cambiare il Paese. Basta con le piccole continue manovre, ma una nuova fondazione.

I temi intorno ai quali gira il contenuto del decreto sviluppo sono dunque gli interventi per ridurre il debito e il perimetro dello Stato, una revisione complessiva del sistema fiscale, un nuovo welfare, la riforma della giustizia, le liberalizzazioni, infrastrutture adeguate, l'energia.

Ora quel che io mi chiedo come spettatore dell’attualità e come appartenente alla Categoria dei dottori commercialisti ed esperti contabili, è come svolgere un ruolo attivo negli impegni che il Paese dovrà prendere al più presto. Molte delle misure ci riguardano da vicino. E sono qualcosa di più di bandiere da portare a casa, trofei da esporre. Qui si tratta di dare un contributo concreto al Paese, contribuire al salvare il suo futuro prossimo.

È di questo che stiamo parlando! Ed allora se si parla di rivedere interamente il sistema fiscale dell’Italia, la nostra competenza ed esperienza sul campo deve essere valorizzata. Dobbiamo fornire l’apporto tecnico alla politica. Non soltanto dialogare o polemizzare con essa. Ma fare in modo che tutto il possibile sia stato fatto nell’interesse del cittadino/contribuente.

Temo, invece, di rivivere un incubo. L’incubo di una Categoria che viene informata dei fatti, che viene a conoscenza di provvedimenti che la riguardano all’ultimo momento, quando incidere diventa pressoché impossibile. Facciamoci portatori del cambiamento, inseriamoci nel dibattito con delle idee precise e concrete. Facciamo del bene al Paese riscoprendo il senso del bene comune e della condivisione.

Quel che davvero mi auguro è che questi mesi non siano passati invano per noi. Il disagio ripetutamente espresso dalla base, in questi giorni esploso sul nostro quotidiano, deve essere ascoltato.

Le riforme devono guardare all'esigenze del professionista, migliorare la qualità della sua prestazione ed avere il giusto riconoscimento per quanto facciamo quotidianamente.

Tante volte abbiamo sentito i singoli iscritti a questa Categoria chiedere di pensare a loro. Si sentono, soprattutto in queste settimane, molte promesse, come se si potesse fare tutto quel che non si è fatto in questi anni.

Mettiamo da parte gli specchietti per le allodole e pensiamo all'oggi. Ai commercialisti, a tutti noi che siamo tanti e indignati per questo stato di cose. E' l'unica via per trasformare il disagio in forza.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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