5 settembre 2011

E le stelle stanno a guardare

A cura di Antonio Gigliotti

Una settimana di dibattito politico, il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad un dialogo costruttivo e quello del Presidente del Senato Schifani per assicurare tempi brevi alla sua approvazione: la manovra economica – così come la vuole l’Europa, così come serve all’Italia – ha trasformato l’estate in uno dei periodi più bollenti per la politica italiana. Di fatto in gioco c’è l’economia di un Paese che, ormai, coincide esattamente con la parola “futuro”. Italia, Grecia, Stati Uniti sono stati i primi a dover rispondere dei propri conti pubblici, a rischiare di cambiare gli equilibri economici internazionali. A fatica, ma pare che tutto riesca ad andare avanti. Un po’ alla volta, naturalmente. Ma il problema di una simile situazione risiede proprio nel dettaglio, nella singola misura contenuta nel testo del provvedimento. Perché, per raggiungere il “macro” risultato si trascura il micro, lo si sacrifica. Questa finanziaria è colma di micro errori.

Per quanto mi riguarda, segnalo l’emendamento per effetto del quale, nelle prossime dichiarazioni dei redditi e dell’Iva, si dovranno indicare i dati degli intermediari finanziari. Informazioni poi che potranno essere utilizzate dall’Agenzia delle entrate per l’elaborazione di specifiche liste di contribuenti da sottoporre a controllo.

In sostanza dovremmo dire al fisco – che già lo sa - quanti e quali rapporti finanziari abbiamo con banche, Poste Italiane, imprese di investimento, società di gestione del risparmio e ogni altro intermediario finanziario. Informazioni che dovranno essere forniti sia dal privato cittadino che compila il 730 sia dall’imprenditore che compila UNICO.

Inutile sottolineare che al momento non è chiaro cosa si intenda per estremi identificativi, la norma non sembra riferirsi solo all’indicazione dell’intermediario finanziario, ma anche dell’identificativo del rapporto (numero del dossier, codice iban del conto corrente, ecc). Non è da escludere che sia richiesto anche di individuare la tipologia del rapporto, nonché l’esistenza di fondi pensioni e quindi di rapporti connessi alla previdenza complementare. Sembra addirittura che debbano essere indicate eventuali estremi di carte di credito e carte prepagate. Ma al di là del contenuto non ancora definito, questa previsione è certamente un aggravio per i contribuenti e soprattutto per noi professionisti che tali dichiarazioni dovremo compilare. Ma a ben riflettere questi sono dati dei quali l’amministrazione già potrebbe disporre. Ecco formulato l’ennesimo adempimento che finirà per ingolfare il lavoro all’interno degli studi senza riuscire a portare a casa risultati proficui per la lotta all’evasione. Ricordo, infatti, ai vari 007 del FISCO che l’evasore totale non compila la dichiarazione dei redditi e se ne guarda bene, mentre il patrimonio di informazioni già nella disponibilità degli uffici potrebbe avere certamente degli effetti diversi.

Dopo queste considerazioni, vi chiederete perchè ne stiamo ancora parlando, perchè nessuno ha fatto notare al legislatore quel di cui stiamo discutendo. Non lo so, le stelle stanno a guardare mentre giù, sulla terra, il caos alimenta caos mettendo in discussione anche quel che già funziona, che già esiste.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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