9 luglio 2013

E SE IMPARASSIMO DALLO SPORT?

A cura di Antonio Gigliotti

Autore: Redazione Fiscal Focus
Cari amici e colleghi,
che la mia passione sia lo sport è ormai un fatto assodato. Già in tante altre occasioni, nel passato, ho avuto modo di soffermarmi sull’importanza di una vita attiva dal punto di vista sportivo, la cui valenza positiva influisce sul proprio fisico, ma permette altresì una sano ed equilibrato sviluppo mentale.

Lo sport che io amo è quello vero, che ti fa sudare, che ti fa perdere ma ti porta anche in vetta. Lo sport che ho sempre praticato, fin da bambino. Ecco, questo è lo sport sano, che non accetta favoritismi o scorciatoie. Tali attività sono quelle che formano davvero l’uomo, quelle che forgiano il nostro carattere e ci permettono di essere vincenti anche nelle avversità che poi l’esistenza ci presenta. Difficoltà lavorative o meramente personali. Grazie allo sport, quello genuino, riusciamo ad affrontarle con le nostre forze, senza il bisogno di ricorrere a vie preferenziali. Lo sport, questo sport, imprime nelle menti degli sportivi delle profonde e indelebili lezioni di vita caratterizzate da una correttezza di fondo che mai cede il passo all’arrivismo e alle bassezze che invece spesso si incontrano nella quotidianità.

La politica, ad esempio, è il regno di simili bassezze. Si tratta infatti di quel luogo che è posto agli antipodi rispetto allo sport. Dove c’è la meschinità politica non possono esistere i valori della tradizione sportiva. Gli agonismi di stampo sportivo spingono gli uomini a scavare dentro loro stessi per recuperare le forze e le capacità con le quali poter affrontare la competizione. Alla fine di una maratona o di una qualsiasi gara di paese, quando arrivo alla fine della mia corsa, so di esserci giunto grazie alle mie gambe, alla mia solerzia, all’esercizio e all’allenamento condotto con forza di volontà. So che non ho avuto necessità che qualcuno mi aiutasse, che mi spingesse oltre il traguardo. Lo sport ti aiuta a fare i conti col tuo sudore, con le tue capacità, così come ti mette al cospetto dei tuoi stessi limiti. Se anche nella politica e nella pubblica amministrazione si potesse applicare una simile tecnica con il medesimo metro di giudizio, è quasi certo che in migliaia sarebbero costretti a rimanere in casa! Lo sport fa vedere veramente chi sei e quanto vali.

E lo sport è giovane, come in realtà dovrebbe esserlo anche la classe dirigente. Purtroppo però chi la compone spesso si dimentica di questa fondamentale caratteristica.

Perché c’è bisogno di gioventù e giovinezza? Ebbene, non si può migliorare e progredire se a gestire i fili dello spettacolo sono sempre le solite persone, gli stessi pensieri e le medesime idee. Uno schiaffo a questo vecchiume lo ha dato proprio un giovane sportivo, Andrew Barron Murray, che ha lasciato tutti a bocca aperta conquistando lo storico campo da tennis di Wibledon, che è così ‘tornato’ al Regno Unito che per troppo tempo, ben settantasette anni, ne aveva perso il ‘controllo’. Prima del giovane Murray, un altro britannico era riuscito nell’impresa, si tratta di Fred Perry alla fine degli anni Trenta. Il neo campione ha soli 26 anni e ha conquistato il podio più alto della propria carriera. È un giovane che ha portato giovinezza non solo nello sport, quanto anche negli animi di noi sportivi che viviamo una vita parallela nella quotidianità politica o professionale, dove tastiamo con mano, giorno dopo giorno, la necessità di uno svecchiamento di sistemi e persone.

Questa ventata d’aria fresca dovrebbe porsi come insegnamento a quanti, troppo legati alle proprie poltrone, non hanno ancora compreso che per andare avanti bisogna lasciare la porta aperta ai giovani capaci, che hanno tenacia e voglia di sovvertire l’ordine di un sistema ormai troppo vecchio e arrugginito. Purtroppo una tale situazione è ancora lontana dal verificarsi, probabilmente perché quelli che oggi detengono il potere hanno sete più di denaro che di conoscenza. Ma è ora di porre fine a questo spreco di possibilità del quale a farne le spese non sono solo le giovani generazioni, ma anche l’intero Paese. Dare spazio ai giovani nelle professioni e nella politica avrebbe davvero il sapore della ripresa, di una rinascita che genera inevitabilmente crescita e benessere.

E certo non c'è gloria maggiore per l'uomo, fino a che vive, di quella che si procura con le mani e coi piedi”, scriveva Omero nell’Odissea. Quello che ci procuriamo con la consapevolezza del sacrificio e la voglia di arrivare primi genera vittoria, anche se alla fine non arriviamo sul podio. Questa è la verità che i nostri politici e amministratori devono ancora comprendere. Una verità che è vecchia quanto l’uomo eppure non smette mai di essere giovane, come Andy Murray che, poco più che ventenne, ha sovvertito l’ordine del tennis ed è diventato campione!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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