22 ottobre 2012

GUELFI CONTRO GHIBELLINI!!!

A cura di Antonio Gigliotti

Dopo l’appuntamento elettorale di lunedì scorso, con dei risultati insoddisfacenti per l’intera categoria, a prescindere dall’appartenenza ideologica, siamo ancora una volta chiamati ad assistere a quella che potrebbe ben definirsi un’amara lotta tra Guelfi e Ghibellini.

Mentre attendiamo il responso del Ministero della Giustizia, che dichiari il vero vincitore, lo scenario che ci si prospetta davanti è quello di una categoria indifesa e divisa con lo spettro dei ricorsi al Tar e alla Giustizia ordinaria sempre dietro l’angolo. A una siffatta situazione vanno ad aggiungersi i consueti bollettini di guerra, mirati a scindere il presunto perbenismo dall’altrettanto presunta cattiveria.

Pertanto, studiando le carte sul tavolo da gioco, emerge più chiaro che mai il bisogno di equilibrio e lucidità. Probabilmente queste sono necessità che devono esser soddisfatte prima ancora di un rinnovo di governance.

E’ indubbio che abbiamo vissuto e attraversato insieme una consultazione abbastanza “sentita”, carica di strascichi spesso caratterizzati dal rancore e dall’ambizione, nella quale allo stesso tempo non sono mancati colpi di scena da parte di entrambi gli schieramenti.

Però, in fondo, quello che sta accadendo ora altro non è che il risultato di una condizione che da più parti (anche dalla mia!) era stata già tratteggiata in passato. Ebbene, l’unità che speravamo di ottenere non c’è mai stata e le ultime competizioni elettorali, ancora in sospeso, hanno avuto almeno il merito di palesare una tale situazione frammentaria anche ai più scettici.

Va bene ed è naturale la contrapposizione di idee, che rappresenta la radice della democrazia, ma se questa contrapposizione si trasforma in atteggiamenti e azioni, che rasentano le minacce, come quelle rivolte allo scrivente ed alla mia redazione, che esulano quindi dalla competizione elettorale allora il problema c’è… Ed è grosso!

Un esempio delle difficoltà alle quali stiamo andando incontro perseverando con questo impulso quasi “secessionista”? Ebbene, presi com’erano dalla raccolta di voti e preferenze, i nostri rappresentanti non si sono accorti che abbiamo rimediato l’ennesima sconfitta, con l’art. 3 del nuovo Decreto Legge n. 174 del 10 ottobre scorso, con il quale il governo dei tecnici ha concretamente posto un divieto d’accesso al registro dei revisori degli enti locali a 250 commercialisti iscritti all’Albo.

In sostanza, ancora una volta è venuta a galla la scarsa considerazione della nostra figura, dal momento che la presidenza dei collegi dei revisori di province, città metropolitane, comuni capoluogo di provincia e comuni con popolazione superiore ai 60.000 abitanti, d’ora in poi spetta, pensate un po’, ai dipendenti dei Ministeri dell’Interno e dell’Economia e delle Finanze su designazione del prefetto, di concerto con i suddetti dicasteri.

La motivazione di tale disposizione, è che l’esecutivo vuole rafforzare i controlli inserendo propri funzionari presso le alte cariche collegiali, dei quali evidentemente si fida di più rispetto alle professionalità che poteva offrire un commercialista. E’ da rilevare allo stesso tempo però come per questi soggetti non pretende i medesimi requisiti di anzianità e formazione che invece chiede agli iscritti al Cndcec, ai sensi della Legge n. 148/11. Come dire, ennesima presa in giro. E a questo si aggiungono le 1.211 istanze d’iscrizione pervenute alla società del Cndcec che gestiva il registro e per le quali nessuno, dal versante ministeriale, ha ancora dato indicazioni.

Ecco, quindi, di cosa non ci siamo occupati! È ben grave, in quanto sono anche queste le vere difficoltà che incontrano i colleghi. Ed è di questi temi e dei problemi della categoria che dobbiamo tornare a interessarci. E non soltanto in prossimità delle consultazioni elettorali. Verrebbe quasi da dire “Ccà nisciuno è fesso (Qui nessuno è stupido).

La nostra categoria non può più permettersi di inseguire cavilli, scontri, polemiche… Chimere!

I dottori commercialisti e gli esperti contabili hanno bisogno di concretezza e maggiore attenzione. Auspico quindi che si possa giungere al più presto alla soluzione di quella che si è dimostrata come la più “torbida” campagna elettorale degli ultimi anni.
Qualcuno inizia a dire che forse anche noi avremmo bisogno di un Renzi che desse il via a un processo di rottamazione tra le più alte sfere della categoria, ma forse non è solo una questione di pulizia o di ricambio di persone, ma piuttosto di un cambio di mentalità.
Noi non abbiamo bisogno di volare alto. Non è questo che chiede la categoria, e la base soprattutto. Ciò di cui necessitiamo più di ogni altra cosa invece è una guida che ci tuteli, ci dia fiducia e speranza per un futuro migliore in un momento così delicato per l’intero paese.

E questa volta l’auspicio è che questa guida, visti i (non)risultati ottenuti, in questi ultimi anni, sia in grado di stare Coi piedi per terra!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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