26 settembre 2011

Il buon esempio nelle difficoltà

A cura di Antonio Gigliotti

Dove c'è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà. (Niccolò Machiavelli)

Penso a tre anni fa, al 2008, quando la punta dell’iceberg fece crollare tutto: i mercati finanziari, l’economia reale. Era arrivato il conto di anni passati a crescere senza regole nè limiti. Anni di sovraproduzione compensati da facili rateizzazioni. Sembrava che il peggio fosse arrivato. Ma c’era anche l’illusione di poter imparare dagli errori fatti, di cambiare l’etica degli investimenti. I politici di tutto il mondo avevano trasformato – a parole – una crisi pari a quella del 29 in un’opportunità. La green economy con le sue mille frontiere riempì per mesi le pagine dei giornali. Di tutto questo ben sperare resta ben poco. I risultati sono molto diversi dalle aspettative. E dopo tutto questo tempo siamo ancora nel bel mezzo di una crisi che, per ora, non passa. Gli Stati Uniti, faro dell’economia mondiale, parlano di default e si vedono declassare il debito. L’Unione europea vacilla e invece di trovare una politica economica comune si divide, tornando a parlare di “euro si, euro no”. L’Italia vara una manovra, anzi due, nel giro di pochissimi mesi, che in tutto costano 100 miliardi di euro. Una manovra che potrebbe salvare l’obiettivo del pareggio di bilancio, ma non arriva a far crescere il Paese. Nel frattempo anche per noi arriva una stima al ribasso del debito. La Grecia è letteralmente agonizzante.

Il mondo ha perso l’orizzonte. Quella linea che non esiste, ma che serve a puntare l’obiettivo. A dare la profondità al progetto. Un progetto che molti non sanno più come realizzare. Imprenditori, professionisti, lavoratori che non hanno più un Paese che pensa a loro. E così tutto si deprime. I rischi aumentano e la voglia di esporsi diminuisce. Meglio ritirarsi dal mercato che perdere tutto. Succede a chi possiede un’azienda, succede a noi commercialisti. Sì, proprio così. Perché nel nostro settore non è che le cose vadano poi meglio. Mortificati da un fisco sempre più opprimente, da adempimenti crescenti (inutili) e non retribuiti, la professione diventa piena di difficoltà e con tante responsabilità che addirittura, in alcuni casi, possono vanificare anni e anni di sacrifici. Di appelli alla Categoria, se ne sono fatti fin troppi. A volte hanno toccato nervi scoperti e animato dibattiti vivaci. Ma, come si dice, questo è il sale della democrazia. D’altronde l’appello – permettetemi di dirlo – proviene da chi ha a cuore questa nostra professione e si muove sempre e comunque dall’intento di migliorare il sistema in cui vive. L’attualità politica, economica è preoccupante. Questo è evidente. Dobbiamo cercare di salvarci come Categoria, di non essere appiattita dalle difficoltà che ci sono. Queste non devono essere per noi alibi, ma stimoli. Per questo è importante dare un segno di cambiamento non solo interno. Cerchiamo di tornare ad essere “trainanti” nel Paese, come già siamo stati tante volte. La riforma delle professioni ricalca la nostra esperienza. Questo è per noi motivo di orgoglio. Dobbiamo attrarre attenzione sulla nostra Categoria, attraverso la nostra professionalità, i nostri cambiamenti. Lasciamo da parte le belle parole, lasciamo da parte la politica e concentriamoci su di noi, sulla nostra professionalità e sulle nostre esigenze. Quando tutti i nostri iscritti, quando ogni commercialista, si sentirà considerato e sarà aiutato dai vertici nazionali, la Categoria potrà superare la crisi economica.

Nel corso di un incontro Ufficiale, il nostro Presidente della Repubblica Napolitano ha detto che “il 2011 è stato un anno estremamente difficile” ma “tutti noi, che abbiamo responsabilità nella guida del paese, abbiamo il dovere di darvi seriamente motivi di fiducia nel domani”. Beh, chi meglio del Capo dello Stato, può richiamare alla giusta direzione? Condivido in pieno, ma soprattutto accolgo l’invito. Consapevole che esistono persone che si sacrificano in primis per un mondo migliore. Persone che non sono neanche alla guida del Paese, ma che sono ispirate, nella loro quotidianità, dal bene comune e da valori sani dalle quali dovremmo prendere – con umiltà – esempio. Qualche giorno fa, mi trovavo a Torino. Sono andato a mangiare una pizza con un mio amico, in un locale dove c’era una giovane cameriera, semplice, ben educata e molto cortese. A fine serata, il mio amico mi ha detto che questa cameriera in realtà era una studentessa universitaria alla quale mancavano solo due esami per laurearsi e che tre mesi fa ha perso i genitori in un incidente in cui si è salvato il fratellino di 4 anni. Lei si è trovata a prendersi cura del bimbo, a lavorare come donna delle pulizie di giorno e la sera come cameriera. Al tempo stesso, cerca di finire gli studi.

Bene, cari amici, queste storie ci insegnano molto. Soprattutto che agire e reagire è spesso la chiave giusta per continuare a vivere, anche quando sembra difficile.
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