16 dicembre 2013

IMU: INCAPACITÀ E INCOMPETENZA

A cura di Antonio Gigliotti

Oggi la mia riflessione intende soffermarsi, ancora una volta, sulla famigerata Imu, quell’imposta che tutti vogliono togliere, che nessuno vuole pagare, ma che è sempre lì a incutere timore e a generare confusione. Il caos Imu, ormai è persino un eufemismo indicare la situazione con un simile appellativo. Dunque, prima avevamo l’Ici, che poi è stata messa in pensione sostituendola con l’Imu che i vari testi normativi avrebbero dovuto sopprimere. Tuttavia, non solo non è stata cancellata, ma ce la ritroveremo dal 2014 compresa nel nuovo conglomerato che dovrebbe chiamarsi IUC.

I nostri governanti, con i loro tecnici e i loro consiglieri, hanno speso non poche ore per decidere quale nome dare alle nuove tasse, queste ultime però mutano solo nel nome, mentre in sostanza rimangono sempre le stesse, se non addirittura più onerose. A ben vedere, questo è il solito famigerato gioco delle tre carte.

Purtroppo si dice che non c’è mai fine al peggio e così è stato dimostrato dal capitolo Imu, questa epopea fiscale che non lascia tranquilli né professionisti né contribuenti, laddove invece sembra appagare solo le casse dello Stato, sempre più avide e fameliche.

L’Imu è nata nel caos e in questo ambiente sembra esser destinata a continuare a muoversi. Ora, ricorderemo tutti che a giugno ci hanno fatto pagare l’acconto con le aliquote del 2012, perché non c’erano le aliquote aggiornate e ancora non si sapeva nulla in merito al destino dell’imposta. Oggi la situazione non è di certo più chiara, nonostante i diversi interventi emanati sotto l’effige ‘Imu’. Ulteriore confusione si è verificata anche in questi ultimi giorni, che sono quelli più caldi dell’anno a causa proprio delle scadenze. Il punto è che per fare il saldo di quanto versato a giugno, il contribuente non poteva limitarsi a pagare il restante 50%, perché se a giugno erano state adottate le aliquote 2012, ora sono in vigore quelle 2013 da poco rese note dai comuni. Si badi infatti, come abbiamo più volte posto in evidenza da queste pagine, che gli enti locali avevano tempo di determinare le aliquote fino al 30 novembre scorso, per poi pubblicarle sui rispettivi portali entro il 9 dicembre. Inutile sottolineare che la stragrande maggioranza ha preferito prendersi tutto il tempo messo a disposizione, ciò a scapito di contribuenti e professionisti che hanno dovuto effettuare i calcoli in una ristretta manciata di giorni. Noi commercialisti, disgraziati e calpestati, abbiamo dovuto consegnare tutto entro il sedici dicembre, controllando centinaia di delibere senza neanche il sostegno delle softwarehouse.

Ma c’è di più! Avete presente i contribuenti possessori di prima casa, per i quali da mesi politici e governanti vanno sbandierando l’abolizione dell’imposta indicandolo alla stregua di un traguardo raggiunto? Ebbene, per quei poveri contribuenti l’epopea fiscale non è affatto finita! Questi infatti dovranno provvedere a pagare, sia pure in piccola parte, l’Imu entro il 16 del mese prossimo o, secondo le più recenti indiscrezioni, entro il 24 sempre del mese di gennaio.

Ecco, è chiaro come la luce del sole che io non sia tra la schiera di quanti ebbero a dire che pagare le tasse è bello, pur riconoscendo che sia necessario versare una certa soglia di imposte, tributi e contributi. Ma parlo di una soglia legittima, alla quale poi corrispondano davvero i servizi e l’assistenza promessa come controparte all’onere fatto gravare sui cittadini. Tuttavia nel nostro Paese è diventato duro e insopportabile non solo il peso della tasse, quanto anche il relativo ‘calendario’ nel senso che risulta difficile farsi trovare puntuali per ciascun adempimento sia perché sono l’uno a ridosso dell’altro sia a causa della scarsa chiarezza delle regole esposte dall’Amministrazione Finanziaria.

Vogliamo fare un piccolo esempio? Ecco, rimaniamo sulla presunta proroga del versamento della mini-Imu, che passerebbe così dal 16 di gennaio al 24 della medesima mensilità. Qualcuno può spiegarmene l’utilità? Forse a distanza di una settimana il contribuente medio ha più soldi in tasca? Non sarebbe più funzionale e all’insegna della semplificazione burocratica e fiscale aspettare febbraio e solo allora inviare a casa del contribuente il bollettino precompilato con l’importo da pagare? I comuni hanno tutti i dati a disposizione per poter procedere in tal senso.

Purtroppo però ormai è chiaro che siamo destinati ad arenarci. Con questi tecnici e con questi interventi deboli non andremo mai avanti. Nessuno comprende infatti che, in un momento di recessione come quello che l’Italia sta vivendo, l’economia non può essere rilanciata con le tasse, bensì con interventi che diano ossigeno alle imprese e alle famiglie. Allo stato attuale sembra invece che si vogliano tappare tutte le prese d’aria. Ho sperato di poter leggere qualche spiraglio nella legge di stabilità che stanno discutendo alla Camera. Peccato che non ne abbia trovato neanche uno.

Pessimista? No, realista!
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