9 luglio 2012

MEGLIO TARDI CHE MAI…!!!

A cura di Antonio Gigliotti

Qualche giorno fa si è tenuta a Roma l'Assemblea dei Presidenti dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. Assise che come al solito è stata aperta dal nostro presidente Siciliotti, il quale fra l'altro ha avanzato una richiesta ufficiale al fine di alzare la paletta rossa su questo modo di legiferare che non lascia spazio ai commercialisti. Certamente è da apprezzare il contenuto del comunicato, forse però è giunto in prossimità del triste game over che abbiamo più volte segnalato.

Cosa chiedono i nostri presidenti e il leader della categoria alla quale apparteniamo con orgoglioferito? Ebbene, le massime cariche della governance locale e nazionale hanno lanciato un appello duro e accorato rivolto al Governo, al Parlamento e all’Amministrazione Finanziaria.

I presidenti hanno finalmente deciso di alzare la testa e battere i pugni sul tavolo, gridando a voce unisona la necessità, il bisogno e l’opportunità di vedersi riconosciuto il rispetto guadagnato negli anni.

Come? Ecco, la richiesta è quella semplice, chiara e distinta di una maggiore trasparenza e puntualità nelle comunicazioni diffuse dall’Agenzia delle Entrate, che dovrebbe rendere disponibili modelli e software necessari per gli adempimenti in un lasso di tempo che non sia immediatamente a ridosso delle scadenze, ma che tenga conto della mole di lavoro che hanno in carico i commercialisti.

Dateci il tempo di lavorare”, hanno affermato i presidenti. Ma noi, quelli che non si sono accorti solo ora del problema, questo tempo necessario a svolgere le quotidiane funzioni della nostra professione non lo avevamo già chiesto nei giorni, nelle settimane e nei mesi scorsi?
Una siffatta indignazione nei confronti di un rapporto col Fisco insostenibile e indegno non l’avevamo fatta già sentire?
Beh, a quanto pare l’eco del nostro disagio ha impiegato un bel po’ prima di giungere alle orecchie di chi ci “governa”.

Il fatto è che leggendo le parole condivisibili e coraggiose dei nostri presidenti, pur sentendomi in piena sintonia con quanto da loro richiesto e annunciato, non posso che cedere a un leggero, quanto preoccupante turbamento. E sì, perché inizio a comprendere che le parole spese in questi mesi forse sono rimaste inascoltate fino ad ora. Dev’esser stato proprio così, poiché non trovo alcuna spiegazione alternativa se considero che, proprio da queste medesime pagine, io e voi abbiamo fatto più volte notare lo stato deplorevole nel quale è stata fatta (s)cadere la nostra professione e il nostro lavoro.

Noi abbiamo parlato, scritto e comunicato del disagio e della delusione che ha caratterizzato il nostro operato nei confronti delle richieste del Fisco, “loro” non hanno mai fatto nulla per darci una risposta costruttiva e soddisfacente.

E non mi pare che in queste settimane si sia assistito a un peggioramento della nostra situazione.

Bisogna infatti evidenziare, per chi non ci avesse fatto caso, che oramai sono anni che viviamo in questo stato di cose. Pertanto, mi chiedo com’è possibile che nessuno abbia alzato la voce oltre i confini della categoria, per esempio, in occasione del primo versamento Imu? Ricordo che all’epoca fu proprio il nostro Presidente a sminuire le criticità che molti di noi (tutti?) hanno inevitabilmente incontrato. All’epoca c’era chi rideva, ma tutti gli altri eravamo nei nostri affollati e inceppati studi a grattarci le tempie per capire quali risposte dare, da una parte, ai clienti, e, dall’altra, al Fisco.

Quindi, oggi non possiamo che accogliere di buon grado l’iniziativa dei presidenti degli Ordini locali e del nostro Presidente nazionale. Allo stesso tempo, però, la nostra coscienza critica ci impone di chiederci: perché proprio ora vien fuori la minaccia della sospensione del servizio alla clientela?

Mi chiedo… come mai tale richiesta è stata avanzata solo allo scadere del mandato e quando manca appena una manciata di mesi alle votazioni per il rinnovo delle governance?

Certamente ognuno di noi conosce la risposta. Ed è bene che anche loro sappiano che non ci scorre tutto addosso senza alcuna riflessione. Meglio tardi che mai… ma sarebbe stato maggiormente apprezzabile un’iniziativa lontana dal cattivo odore della strumentalizzazione.

Proprio in ragione di quanto ho fin qui affermato, ritengo corretto rivolgermi direttamente al nostro Presidente. Perciò, caro Presidente, mi consenta di darLe un consiglio. Io non voglio cedere all’opinione dei malpensanti, secondo la quale si sia proprio al cospetto di un’astuta iniziativa in vista della prossima tornata elettorale. Non voglio prestare orecchio a una siffatta argomentazione, in quanto appoggio e condivido il suo intento e quello dei presidenti degli Ordini locali. Ciò detto, voglio augurare a Lei, a me e a tutti i nostri colleghi, che questa sia l’ultima deprecabile occasione in cui ci si ricorda dei diritti e della dignità della categoria solo agli sgoccioli di un mandato.

Con queste parole concludo, invitando poi Lei e i suoi sostenitori a non avercela col sottoscritto se, prendendo atto della verità dei fatti, la riporto sul quotidiano che immeritatamente dirigo. Vorrei che fosse chiaro, infatti, che quel che scrivo, piaccia o meno, non è frutto della mia libera fantasia, ma rappresenta la naturale conseguenza degli umori e delle testimonianze raccolte dalla base di una categoria alla quale io e Lei apparteniamo in egual misura e con egual diritto.

In sostanza, tento di dare voce a chi non trova il coraggio… e non nego che spesso mi capita di pagarne le conseguenze a suon di attacchi personali. Ma non disperi, Presidente, ho le spalle larghe (una volta anche la pancia) e saprò sopravvivere...
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