14 febbraio 2013
14 febbraio 2013

MENO MALE CHE CLAUDIO C’È

A cura di Antonio Gigliotti

C’era una volta… Così iniziano tutte le più belle favole che, anche dense delle più crudeli peripezie, riconducono sempre a uno sperato e acclamato lieto fine.

Peccato però che nella nostra categoria siamo di fronte a un amaro “C’era una volta…” che ci mette tutti i giorni al cospetto di qualcosa che non c’è più: la nostra autonomia e la nostra libertà. Siamo una categoria di persone perbene defraudate del proprio ruolo, scippate di diritti, rappresentanza e dignità. Siamo dei professionisti senza voce, vessati dagli adempimenti e guardati con sospetto sia dall’Amministrazione Finanziaria che dai clienti. E siamo arrivati a questo drammatico punto proprio perché chi avrebbe dovuto rappresentarci non ha avuto il coraggio di alzare la testa (e la voce), sottolineando lo stato d’allarme nel quale la categoria stava finendo.

Fino ai giorni scorsi la speranza era che davvero il previsto appuntamento elettorale (di categoria) potesse dare impulso alla svolta, allo svecchiamento del Consiglio nazionale e alla rinascita dell’intera professione. Auspicavo che il 20 di questo mese si potesse pronunciare la parola ‘fine’ e chiudere la porta a vergognose questioni che ci hanno condotti a combattere gli uni contro gli altri, lacerando senza via di scampo l’intera categoria.

Tuttavia, alla luce di quanto avvenuto, posso mestamente confermare la veridicità del detto ‘al peggio non c'è mai fine’. Causa di tali pericolosi esiti è stata la decisione del Consiglio di Stato di sospendere tutto fino al 12 marzo, anche se alcune testate hanno preferito mascherare la drammaticità degli eventi facendo risalire la scelta alla presunta "esistenza" di un vincitore. Non è questa la verità! Bisogna parlar chiaro e dire che siamo finiti nello stallo a causa dei numerosi ricorsi presentati dall'ex presidente Siciliotti e da alcuni suoi consiglieri oggi componenti della lista Miani-Marcello.

Mi chiedo se la categoria meritava sul serio questo nuovo colpo di scena. L'ex presidente Siciliotti si rende conto del danno causato? Cosa pensa di ottenere? Nonostante questa gran voglia di darsi da fare ogni sua passata, presente e futura azione non farà che alimentare quell’immagine già offuscata dalle sconfitte rimediate quando era a capo della categoria.

Purtroppo però a pagare le conseguenze dei loro giochi di potere siamo sempre noi, i veri commercialisti. E sicuramente per i prossimi tre mesi non potremo sperare di avere una GOVERNANCE degna di questo nome. Ma SIAMO STANCHI, posso affermarlo con certezza alla luce dei numerosi messaggi che ci sono giunti in redazione. Pertanto, ringraziando colui che è causa di siffatto malessere, parafrasando slogan politici del passato, possiamo permetterci di cantare “MENO MALE CHE CLAUDIO C’È”.

E per ricordarvi del danno che sta causando all'intera categoria vi riporto quanto letto qualche giorno fa in un’interessante indagine condotta da un Osservatorio fiscale (non il nostro, purtroppo!). Secondo tali riscontri sui più di cento adempimenti che svolgiamo per i nostri clienti, si può addebitare agli stessi circa il 43% dei costi diretti e indiretti connessi ai predetti adempimenti. Quindi, sebbene i nostri clienti pensino che il numero degli adempimenti sia proporzionale alla crescita del nostro guadagno, in realtà oltre la metà di quanto portiamo a compimento è a nostro carico. Tradotto in soldoni, vuol dire che il margine di guadagno per noi è davvero irrisorio.

In definitiva, tutto ciò non fa che dimostrare quanto abbiamo effettivamente bisogno di riprendere in mano la situazione, la nostra dignità e la nostra professionalità. E quando finalmente avremo una nuova rappresentanza, dovremo far capire che i veri tecnici siamo noi e che la nostra categoria necessita di presentarsi alla società con una forza maggiore RICONQUISTANDO tutto ciò che si è perso in questi ultimi anni.

È quanto mai evidente, quindi, che si debba trovare una soluzione per uscire da questa condizione di immobilità. "Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare", sosteneva Eraclito. E noi una simile esigenza la sentiamo oggi più che mai, come commercialisti e come cittadini di questo Paese.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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