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NE’ AL MARE…NE’ IN MONTAGNA

A cura di Antonio Gigliotti

Tutti i nodi vengono al pettine. Basta avere la pazienza e la determinazione per aspettare il momento in cui la verità emerge, forte e chiara. Con tutto il suo vigore.

Qualche giorno fa ho scritto un editoriale dal titolo “E noi? Eravamo al mare?” in cui sottolineavo come, ancora una volta, la Categoria non fosse stata rappresentata davanti alle Istituzioni, nei tavoli di lavoro che coinvolgono direttamente la nostra professione. In particolare, mi riferivo all’importante appuntamento della Giornata della Giustizia Tributaria, organizzata a Roma lo scorso 15 giugno, alla presenza addirittura del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Ebbene, in questo contesto i commercialisti italiani erano assenti. O meglio erano relegati nel pubblico ad ascoltare. Era lì che si trovava infatti il nostro Presidente, Claudio Siciliotti, mentre si discuteva del futuro della Giustizia Tributaria, ambito molto caro alla nostra attività professionale.

Perché siamo stati dei meri uditori e non parte attiva del dibattito? Semplicemente perché il nostro Presidente non ha ritenuto opportuno confermare la propria partecipazione entro i quattro giorni che precedono l’evento, così come stabilito dal protocollo, nonostante l’invito gli fosse stato recapitato con largo anticipo.

Nel mio editoriale prendevo anche in considerazione l’ipotesi che l’invito non fosse stato consegnato, perché mai e poi mai avrei immaginato che i nostri rappresentanti “snobbassero” la partecipazione a un evento così importante, soprattutto in un momento tanto “basso” per la Categoria.

Una Categoria che sta vivendo il proprio medioevo in un periodo storico assai difficile. E’ ormai troppo tempo che siamo tagliati fuori. Fuori dal dibattito tecnico politico, fuori dalle riforme che ci riguardano.

Non siamo interlocutori credibili perché non ci comportiamo come tali. Non sempre sono gli altri a escluderci, ma sono gli atteggiamenti dei nostri vertici, a volte, a renderci poco seri.
Questa è l’ennesima sconfitta. Non riusciamo ad affermarci come tecnici neanche con un Governo di tecnici.

Ho scritto innumerevoli volte su questo quotidiano in merito alla necessità di avere rappresentanti validi, preparati e che rispecchino il volere della base. Soprattutto perché quando c’è la competenza, c’è anche la forza di imporsi al tavolo della discussione.
Insomma, da qualsiasi punto di vista la si vuole guardare, la situazione ai vertici della nostra Categoria non è delle migliori.

Restiamo esclusi dai confronti su materie di nostra competenza o perché non ci invitano oppure, se ci invitano, noi non partecipiamo.

Ci limitiamo a guardare mentre il mondo (il nostro mondo) va avanti senza di noi. Saltare un appuntamento come quello di Roma solo perché non si è confermata la presenza in tempo utile è una cosa ridicola.

E allora mi chiedo: è mai possibile che i nostri bilanci non consentano al Presidente di avere una squadra in grado di pianificare gli appuntamenti, quindi preparare i vari interventi?
A me risulta, invece, che i bilanci sono solidi e che abbiamo validi e preparati colleghi che avrebbero potuto rappresentare degnamente la Categoria.

In altre circostanze, non mi sembra si siano disdegnati appuntamenti televisivi in cui il desiderio della “passerella” ha superato la ragione (viste le conseguenze registrate in alcune comparse) e sappiamo bene però che alla Categoria tutto questo non porta davvero nulla.

E allora inizia a sorgere in me qualcosa di più di un sospetto… Non sarà forse che la situazione in cui attualmente ci troviamo sia anche la conseguenza di quanto è profondamente radicato all’interno della nostra stessa Categoria?

Ritengo che in alcuni ordini sul territorio, vi siamo Presidenti e Consiglieri che hanno raggiunto traguardi impensabili, dimostrando con i fatti che la Categoria può non essere spettatrice passiva, ma vera protagonista.
Noi abbiamo bisogno di queste persone e non di comparse, queste le lasciamo agli attori di teatro!

Cari colleghi, la vicenda che ho voluto condividere con voi è grave e forse è giunto il momento che se ne prenda realmente atto e che si facciano non uno, ma - a questo punto - dieci passi indietro. Non possiamo più permetterci simili situazioni, che ormai da tempo sminuiscono il nostro operare.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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