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Non fermarsi mai

A cura di Antonio Gigliotti

Non smetterò mai di correre, perché la corsa non finisce mai”, con queste parole il grande Pietro Mennea descriveva quella passione che lo aveva reso campione imbattuto e che ha determinato la sua gloria immortale, nonostante la caducità della vita terrena.

È proprio vero che la corsa non finisce mai, neanche quando muori, perché è sempre lì a ricordare al mondo, a chi ti è vicino e a chi ti segue da lontano, che l’arresa è già di per sé una sconfitta. Questo vale nello sport, nella quotidianità e nel lavoro, soprattutto nella nostra professione così afflitta sia da fattori esterni che da complicanze interne. Da sportivo quale sono e da amante della corsa, nello specifico, ho cercato di fare miei quei valori sani che solo questa attività può generare. Uno sport pulito, fatto di competizioni che non conoscono scorciatoie né privilegi, ma solo la costanza e il sacrificio… Oltreché la fiducia in sé stessi, nelle proprie forze. E non importa se, alla fine della corsa, si arriva per ultimi, perché quel traguardo sarà sicuramente sudato quanto il primo. È questo che apprezzo dello sport! Un insegnamento che non rimane fine all’attività fisica, ma si diffonde poi in qualsiasi altra occupazione delle mie giornate.

Il ricordo al campione è dovuto per queste ragioni, e non solo. Pietro Mennea, 5482 giorni di allenamento, 528 gare, un oro e due bronzi olimpici, 3 europei, medaglie europee e mondiali, record mondiale dei 200 metri, 5 olimpiadi e 4 finali, era uno sportivo ‘affamato’, di quella fame che spinge a superare ogni limite. Una fame che tutti i grandi hanno e non va in cerca della vittoria, bensì nel riscatto, di quel desiderio di andare oltre. Ed era anche una fame di riscatto da una realtà difficile, come poteva essere quella meridionale.

La ‘Freccia del sud’, così lo chiamavano, era nato a Barletta e dalla quella cittadina del Mezzogiorno aveva iniziato a correre fino a raggiungere i podi più alti. Aveva studiato con costanza, laureandosi in scienze politiche, giurisprudenza, scienze dell’educazione motoria e lettere. Dopo una breve parentesi politica, si era poi dedicato all’attività professionale di avvocato. Un uomo completo, quindi, che ha saputo trasformare una difficile condizione di partenza in una grande e solida fortuna sorreggendosi esclusivamente sulle proprie gambe.

Ebbene, a qualche giorno dalla sua ultima corsa, non possiamo che tributare al campione un ringraziamento per aver reso concrete, nella sua vita, le possibilità alle quali aprono la costanza, la fiducia e il sacrificio. Dallo sport alla professione, dalla vita privata a quella politica, è opportuno credere di potercela fare da soli, senza cercare vie ‘agevolate’. Questa è la vera vittoria. Il miglior traguardo che un uomo del sud abbia potuto raggiungere e che durerà in eterno.

Lo scrittore e poeta tedesco Johann Wolfgang Goethe affermava che un traguardo si può raggiungere “senza fretta, ma senza sosta”. Ed è il concetto del ‘non fermarsi mai’ che vorrei fosse più attuale nella nostra vita e nella nostra professione. Non arrendersi davanti agli ostacoli e andare sempre oltre, verso una meta che solo la fiducia e il sacrificio possono rendere vicina.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata

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