30 settembre 2014

PEC/ANTIRICICLAGGIO: BASTA ADEMPIMENTI INUTILI!

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
quest’oggi vorrei soffermarmi, tanto per rimanere in tema, sull’ennesimo adempimento inutile e farraginoso imposto dall’Amministrazione Finanziaria in materia di antiriciclaggio. Ebbene, del punto ci siamo già occupati nelle scorse settimane, anche perché per la prima volta dopo mesi di assenza (in quanto privi di governace), il Consiglio Nazionale è intervenuto anche in tale circostanza, per sottolineare la mancanza di logicità alla base delle richieste del Fisco. Di cosa si sta parlando? Ebbene, mi riferisco all’obbligo, in capo al professionista che si occupa di riciclaggio, di inviare entro il prossimo 31 ottobre il proprio indirizzo di posta elettronica certificata.

Prima un gremito gruppo di sigle sindacali siciliane, poi lo stesso presidente Longobardi, avevano ampiamente e palesemente espresso la propria posizione, chiedendo con fermezza la soppressione dell’obbligo, ad oggi le loro richieste sono rimaste inascoltate, ma tutti sappiamo che ormai è questo il modus operandi dell’Amministrazione Finanziaria, cieca e sorda innanzi alle esigenze reali del Paese.

Ma che l’obbligo sia inutile non ci piove! Sostanzialmente si chiede ai professionisti di inviare indirizzi PEC che gli apparati amministrativi già posseggono. Che senso ha comunicare qualcosa di cui l’Amministrazione è già a conoscenza? Basterebbe controllare i registri INI PEC, costantemente aggiornati dagli Ordini territoriali, per avere l’indirizzo che interessa oppure quelli ReGIndE. Ma forse si sprecano troppe energie?

Io non comprendo la necessità di aumentare il carico di lavoro e di preoccupazioni a dei soggetti, come appunto i professionisti, che già riescono stentatamente a tener testa a tutti gli impegni imposti dal Fisco. Ma snellire non dovrebbe significare eliminare i rami secchi? Togliere l’inutile e lasciare solo l’utile. Eppure non sembra questa la politica del nostro apparato amministrativo, ancora troppo pesante. E allora mi chiedo quando iniziamo a togliere tutti questi rami secchi dell'Amministrazione Pubblica?

Noi commercialisti quest’obbligo lo abbiamo già assolto e non intendiamo ripetere qualcosa che abbiamo fatto per tempo e che i nostri Ordini di appartenenza si sono impegnati a tenere in aggiornamento quotidiano proprio per consentirne un’agevole consultazione.

Una simile richiesta suona come l’ennesimo passo falso di un’Amministrazione che non sa più che pesci prendere. L’intero sistema è farraginoso, fa acqua da tutte le parti… E loro che fanno? Invece di andare a riparare le perdite ne infliggono di nuove, rendendo difficile la nostra vita professionale ma anche il corretto svolgimento di quei pochi adempimenti che risultano utili e necessari.

Se in uno studio si devono impiegare tempo e risorse per portare a termine compiti che potrebbero essere evitati in quanto ripetitivi, cosa rimarrà a disposizione di quegli adempimenti che invece devono essere effettuati improrogabilmente?

In piena franchezza, non credo che una simile riflessione sia complicata. Credo che chiunque, dalle alte sfere amministrative, avrebbe potuto farci un pensierino. Ma almeno possiamo prendere atto che non siamo più soli, in quanto la voce grossa del Consiglio nazionale si è fatta sentire con tempestività. Ora non ci rimane che attendere e vedere se l’interesse di chi ‘comanda’ è la crescita del Paese oppure inventarsi qualcosa per passare le giornate.

“Non si diventa grandi uomini, se non si ha il coraggio d'ignorare un'infinità di cose inutili”, ebbe ad affermare Carlo Dossi, parafrasando queste sagge parole, posso concludere dichiarando che il nostro Paese non diverrà mai grande, se chi governa non avrà il coraggio di mettere da parte ‘un’infinità di cose inutili’.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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