18 marzo 2014

POS AL 30 GIUGNO… E' LOTTA CONTRO I MULINI A VENTO

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi, mi sono imposto di evitare di dare giudizi tecnici su quelli che sono per adesso soltanto buoni propositi del premier Renzi, anche se per il bene della collettività mi auguro si possano realizzare. Tuttavia è passata una settimana e stiamo ancora parlando solo di intenzioni, progetti nonchè commentando delle semplici slide.

Detto questo, ritengo opportuno soffermarmi su ciò che invece, sappiamo con certezza, anche perché non vorrei che i sogni e le promesse ci facciano dimenticare l’amara e cruda realtà. E dal cilindro di questi fatti concreti sui quali è doveroso esprimerci vorrei estrarre, ancora una volta, quella disposizione su cui già in passato mi soffermai tracciandone gli aspetti, a mio parere, negativi: sto parlando dell’obbligo del POS dal 30 giugno prossimo. In sostanza, da quella data scatta l’obbligo per tutti i soggetti esercenti l’attività di rivendita di prodotti e di prestazione di servizi (anche professionali) di dotarsi di strumenti elettronici di pagamento. L’intento è chiaramente quello di combattere l’evasione fiscale, che oramai ha raggiunto livelli impressionanti. Ho sempre sostenuto che la lotta all’evasione dev’essere tra le priorità di un governo, ma il vero contrasto non si fa con proclami, riprese televisive o provvedimenti a effetto.

Infatti questa disposizione è una di quelle che, se non modificata o meglio calmierata, sarà destinata a creare ulteriori adempimenti (inutili), oltreché palesemente strutturata per arricchire i soliti noti (le banche).

Ma ragioniamo un po’. Innanzitutto si consideri che esiste già una norma sulla limitazione alla circolazione del contante, che vieta di effettuare pagamenti cash di importo pari o superiore a 1.000 euro. A questo punto mi chiedo che senso abbia emettere questo obbligo per un professionista piuttosto che per un commerciante all’ingrosso o per un agente, se non quello di creare ulteriori inutili e costosi adempimenti?

Ma, come ho poc’anzi accennato, è chiaro che con questa disposizione si intenda far guadagnare organismi che hanno tutto l’interesse affinché ci si munisca di Pos, vale a dire gli istituti bancari.

Ora, pur prendendo per vero l’assunto che la norma sia stata introdotta per dare più sicurezza e una maggiore tracciabilità ai pagamenti, vediamo che la questione fa acqua da tutte le parti. Infatti se così fosse, non sarebbe stato altresì opportuno rivedere le commissioni bancarie sulle transazioni? Ciò soprattutto alla luce del fatto che nel nostro Paese sono ancora molto alte. Sul punto vorrei inoltre ricordare che una debita revisione delle commissioni bancarie per il Pos era stata prevista dal decreto Salva Italia del dicembre 2011, ma tuttora non esiste alcun decreto attuativo!! È una situazione allarmante! E lo diviene ancor di più se andiamo ad analizzare i costi relativi al mantenimento di un Pos in studio o in negozio: in genere si arriverebbe a un esborso mensile oscillante tra i 15 e i 20 euro, al quale poi si devono aggiungere le commissioni su ogni transazione che per i bancomat vanno dallo 0,50 all’1% e per le carte di credito dall’1 al 3-4%. Si consideri che i commercianti afferenti alla grande distribuzione sono già muniti di Pos, pertanto i problemi insorgeranno in particolare per i piccoli esercenti e per i professionisti, entrambi soggetti che finora non hanno avuto bisogno dello strumento, anche perché per i professionisti la tracciabilità è sempre stata assicurata dal pagamento tramite assegni o bonifico.

Questa è la realtà che andrà peggiorando poi dal 30 giugno. Pertanto, invece di inseguire sogni, io direi di iniziare dal piccolo. Consiglierei a chi di dovere di far scendere le cesoie sugli adempimenti inutili che portano nelle imprese e negli studi solo costi aggiuntivi. Non serve illustrare grandi progetti quando poi non si riescono a eliminare le catene che intrappolano il tessuto economico del nostro Paese.

Chi vive nello studio dalla mattina alla sera sa che questo è l’ennesimo adempimento inutile e costoso in un momento già difficile. Chi invece nello studio non ha mai vissuto e oggi occupa qualche poltrona, si faccia spiegare l’inutilità di questo ennesimo adempimento, ne faremmo tutti una più bella figura e questa dannata, ma tanto amata, categoria forse ci guadagnerà anche.

Ecco, non vorrei aver avviato una lotta contro i mulini a vento. In quanto, pur avendo messo mano su un problema sotto gli occhi di tutti, come scrisse l’antropologa Ida Magli, “combattere contro l'‘ovvio è una battaglia al tempo stesso assurda, per l'evidenza di ciò che dice, e disperata per la sua inutilità”.
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