13 dicembre 2013

POS: BEFFATI E INGANNATI

Autore: Antonio Gigliotti
Cari amici e colleghi,

mentre siamo impegnati a capire quali aliquote applicare per calcolare l’importo Imu da versare, c’è chi, dall’interno della nostra categoria, si cimenta in affermazioni gravi, destinate a gettare scompiglio e malessere. Mi è infatti capitato di assistere a un intervento di ‘uno di noi’ in una delle maggiori emittenti televisive del Paese. Il nostro collega affermava, per farla breve, che il problema Imu è un ‘non problema’, in quanto si tratta di un adempimento che noi commercialisti possiamo svolgere senza chiedere alcun compenso ai clienti trattandosi all’incirca del mero inserimento di un dato in un sistema informatico. Ora, capisco bene che uno studio televisivo possa creare emozione e spesso inibizione, che ci si trova a dover rispondere in maniera serrata su argomenti che conosciamo ma che sul momento non siamo in grado di scindere in maniera distinta, quindi comprendo il default del collega. Tuttavia vorrei che non passasse il preoccupante messaggio che l’adempimento Imu sia qualcosa di semplice, una bazzecola. Il semplice inserimento di un dato!!! Ma stiamo scherzando? Calcolare l’importo da versare è un’operazione complessa e delicata che non si riduce al copia e incolla di un numero, bensì deve tener presente un’intera serie di dinamiche, condizioni e particolarità che ciascun intermediario fiscale deve studiare in maniera accurata facendo altresì attenzione a non tralasciare neanche un aspetto che magari potrebbe essere proprio quello fondamentale.

Ecco, innanzi a simili affermazioni tanto leggere, mi vien da dire, utilizzando la famosa storpiatura del Sommo Poeta, “non ti curar di loro, ma guarda e passa”. Perché in fondo da queste parole appare in maniera evidente che la materia è pressappoco sconosciuta a chi le proferisce! Dunque vorrei che non passasse il messaggio che siamo al cospetto di un adempimento che il commercialista può svolgere gratis, perché sappiamo (ahimè), quanta fatica comporta.

Detto questo, occorre fare contestualmente il punto su un’altra questione che mi sta particolarmente a cuore e alla quale questo quotidiano ha dedicato altri importanti focus. Mi riferisco all’obbligo di munirsi di Pos vigente a partire dal prossimo primo gennaio 2014. Secondo le intenzioni del legislatore, il pagamento via Pos dovrebbe inserirsi in quel percorso volto ad arginare l’evasione e l’elusione fiscale, limitando quindi l’uso del contante e rendendo tracciabili le transazioni economiche anche di basso importo. Sul punto era già intervenuto il D.Lgs. n. 231/07 che aveva vietato il trasferimento di contante o titoli per somme superiori o pari a 1000 euro. Stando a quanto fin qui esposto, le regole sembrano uguali per tutti, nel 2012 è però intervenuta una nuova modifica, ad opera del team esecutivo di tecnici guidato da Mario Monti. Il D.L. n. 179/12 convertito a dicembre nella L. 221/12 contenente ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese (il Decreto Sviluppo bis) ha introdotto l’obbligo (sempre la stessa storia!) a carico dei professionisti. In altri termini, dunque, il pagamento del compenso professionale tramite Pos è stato fatto rientrare, dal governo dei professori, tra le misure a sostegno dello sviluppo economico del Paese!!! La tracciabilità elettronica dei pagamenti ricevuti, la connessa obbligatorietà ad aprirsi un conto corrente e il costo legato al mantenimento di un Pos in studio sono stati quindi considerati degli elementi ai quali non si può rinunciare se si vuole sconfiggere l’evasione fiscale!!! Senza considerare che da questi trarranno profitto soprattutto le banche e che il pagamento si è comunque effettuato in maniera tracciabile anche tramite assegni e/o bonifici.

Ora, mi chiedo se un tale provvedimento sia davvero utile al Paese? Se si possa considerare seriamente alla stregua di un volano di sviluppo, come hanno voluto farci credere i tecnici del governo Monti? Sinceramente, ho un parere abbastanza scettico e sono contento di constatare che lo stesso è in parte condiviso anche da altri illustri colleghi. È infatti di questi giorni la dichiarazione del vicepresidente della Commissione Finanze della Camera, nonché responsabile politiche fiscali di Scelta Civica, che sostiene la necessità di intervenire con una proroga in quanto non hanno ancora ottenuto approvazione le disposizioni attuative che dovrebbero regolare la disposizione dell’obbligo.

Premesso che lo considero un obbligo inutile, che non semplifica e non produce alcun interesse né al professionista né al contribuente né tantomeno allo Stato, ma solo alle banche che ne traggono profitto, mi chiedo che senso abbia chiedere una proroga quando siamo di fronte a una disposizione che appare senza né capo né coda. Ma vi immagine un pensionato che si reca da un professionista qualsiasi, un commercialista piuttosto che un medico, e si trova costretto a dover pagare col bancomat? È questa l’evasione che si vuol sconfiggere? Non si potrebbe ipotizzare che dietro ci siano in realtà altri poteri forti, che nulla hanno a che vedere con l’interesse del Paese?

Questi sono i dubbi che mi attanagliano, che sinceramente non vorrei occupassero le mie giornate perché, da commercialista quale sono, ho ben altro da fare in studio. Ma si tratta pur sempre di problemi che dovrebbero risolvere e che non troveranno mai una fine se non iniziano ad affrontarli con chiarezza e in maniera consona alla vita reale dei contribuenti, siano essi professionisti o clienti degli stessi. L’Italia deve uscire dalla recessione, è vero. Ma una delle vie d’uscita siamo sicuri che sia proprio l’obbligatorietà del Pos negli studi professionali? Non credo. Pertanto pretenderei che gli illustri colleghi che siedono sugli scranni parlamentari, invece di chiedere proroghe, chiedano la soppressione. Ecco, mi rendo conto però che sarebbe difficile, considerando che la legge è stata introdotta dalla medesima corrente politica alla quale appartengono!

La natura non fa nulla di inutile”, sosteneva Aristotele. La politica invece quasi tutto, concluderei io!
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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