30 novembre 2012

QUANDO I TECNICI DIVENTANO POLITICI

A cura di Antonio Gigliotti

Non è la prima volta che da queste pagine poniamo l’accento sul rischio che si corre quando i tecnici tentano di fare politica. In tali casi infatti si finisce col mettere in discussione anche quegli elementi per i quali i tecnici si erano guadagnati la nostra stima. A questo punto poco di costruttivo vi sarebbe nel ripetere, punto per punto, l’elenco dei risultati per niente soddisfacenti, ottenuti dagli attuali tecnici al governo, pur se occorre riconoscere agli stessi la capacità di aver ridato una certa credibilità al nostro Paese.

A ciò si aggiunge il dilemma che ormai ci sta schiacciando come categoria, ossia la mancata considerazione dello status di “veri tecnici”. Un vuoto, questo, causato in buona parte dalla totale inoperosità di una governance che poco si è data da fare per costruire la nostra credibilità e il nostro ruolo di autentici esperti delle materie fiscali ed economiche.

Come s’è già avuto modo di sottolineare, uno dei tanti tasti dolenti che ha minato fortemente la fiducia nei nostri vertici è da individuare anche nel capitolo IMU. Mi riferisco, in particolare, alle felici esternazioni del nostro presidente nella scorsa primavera, quando sorrideva innanzi al caos IMU paventato dai Caf. All’epoca, non capendo la radice di quelle rassicurazioni, avevo trovato una più che valida motivazione nel fatto che Siciliotti sottovalutava un problema già da tutti avvertito poiché molto probabilmente non lo aveva mai affrontato personalmente e quindi non sapeva (!) di cosa stava parlando.

Ma come ci era saltato in mente che il presidente della nostra categoria potesse comprendere le difficoltà incontrate dalla “suabase? Ossia da quei professionisti che quotidianamente avrebbe dovuto rappresentare? A sbagliare siamo stati noi, piccoli commercialisti ed esperti contabili, o i Caf… Ma non lui, che sorrideva!

La situazione si sarebbe già risolta col nostro sbigottimento, da una parte, e la scarsa “mira” del nostro presidente, dall’altra, se non fosse che in questi ultimi giorni il suo candidato vice, Raffaele Marcello, abbia sollevato un problema (guarda un po’!) proprio sull’IMU. Possibile che il “nostro” presidente non sia riuscito a trasmettergli il solare sorriso?

Ebbene, il leader dell’UNAGRACO, con una nota da noi fedelmente pubblicata, in vista della prossima scadenza del 17 dicembre, ha palesato qualche giorno fa, una particolare proposta. L’idea di Marcello sarebbe quella di versare la seconda rata IMU del 17 dicembre con l’aliquota standard fissata per l’acconto che abbiamo già versato a giugno e poi eventualmente fare un conguaglio entro il termine di versamento delle imposte dirette nel giugno del 2013. Ciò in virtù del fatto che i Comuni non hanno ancora notificato i quadri delle aliquote e quindi delle difficoltà incontrate negli studi proprio in questi giorni. Questa soluzione, prosegue lo stesso promotore, permetterebbe di non ledere gli interessi dello Stato e dei Comuni e di avere tutto il tempo per usufruire dei dati delle software house entro maggio prossimo. Senza trascurare che con tale versamento andrebbe coperto circa il 98% del gettito IMU, dunque nei mesi successivi si andrebbe semplicemente a fare piccoli correttivi.

Interessante! V’è qualche obiezione? Ebbene sì, la mia. Illustrerò infatti i motivi che mi spingono a ritenere siffatte proposte prive di reale fondamento (cosa grave visto che sono avanzate da un tecnico che dovrebbe conoscere la materia e che si è candidato a guidare la categoria). L’idea di lasciare inalterate le aliquote pagando come a giugno 2012 e poi fare il conguaglio al prossimo giugno 2013 (UNICO 2013), in realtà non lascia tutto inalterato, come afferma il collega, in quanto se per lo Stato nulla cambia, tanto invece si andrebbe a ledere per i Comuni. Non applicare gli aumenti, e pagare quindi come con le aliquote di giugno, vorrebbe dire privare gli enti di risorse indispensabili per la gestione corrente degli stessi.

E poi come si fa ad affermare che circa il 98% con il sistema “suggerito” sarebbe comunque pagato?

Secondo le stime effettuate dall’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale) nei comuni con più di 100mila abitanti l’aliquota media per le seconde case sarà dell’1,037%, un dato che si avvicina tantissimo al limite massimo dell’1,060% fissato dalla legge.

Siccome la prima rata sulle seconde case è stata versata con l’aliquota base dello 0,76%, il saldo ricalcolato con le nuove percentuali sarà molto più elevato rispetto al primo versamento.

Sempre secondo l’Ifel addirittura una differenza tra acconto e saldo ci sarà anche sulla prima casa, ma in questo caso i due importi dovrebbero differire di poco.

Non capisco quindi come si fa ad affermare che tenendo ferme le aliquote avremmo già versato circa il 98%. Forse si è dimenticato l’aumento applicato dai comuni che farebbe lievitare e di tanto la percentuale su indicata.

In funzione di ciò e considerato che di quanto incassato dall’IMU, (su ciò che non è prima casa), i comuni in ogni caso devono cedere il 50% allo Stato, calcolato con le aliquote di base, qualora si dovesse accettare la proposta avanzata, i Comuni non avrebbero la possibilità di incassare a dicembre l’eventuale maggiorazione deliberata (che rimarrebbe interamente nelle casse comunali), con la conseguenza che finirebbero in grave difficoltà e addirittura nelle condizioni di non poter pagare neppure gli stipendi. Tale situazione, del resto è stata più volte sottolineata dallo stesso DELRIO, presidente dell’ANCI, il quale in diverse occasioni ha precisato l’urgenza di incassare il saldo IMU, con gli aumenti deliberati, in quanto unica fonte in diverse circostanze per fronteggiare situazioni disperate esistenti nei comuni.

Ora, capisco l’ebbrezza della campagna elettorale, ma è proprio necessario emanare proclami privi di fondamento? Così facendo si dimostra di non conoscere la materia, confermando che allora hanno ragione a non consultarci. Del resto, vi chiedo, non saremmo tutti favorevoli se io dicessi di proporre di non pagare le tasse? Certamente sì, peccato che è irrealizzabile… nonché controproducente per la mia credibilità e per le esigenze del Paese.

Per concludere, la mia proposta è: RIMANIAMO TECNICI!Lasciamo i proclami ai politici e a quei “tecnici” che sono entrati ormai nel gioco della casta. La materia fiscale è nostra, pertanto cerchiamo di essere seriamente operativi non dando adito a critiche che, viste siffatte osservazioni, finirebbero con l’essere quanto mai esatte.

Non sa niente e crede di sapere tutto. Questo fa chiaramente prevedere una carriera politica, in buona compagnia”, scriveva l’irlandese G. B. Shaw, e sicuramente il suo occhio era molto più lungimirante di quelli dei nostri attuali (e aspiranti) governanti di categoria, incapaci di riconoscere un problema in tempo per porvi rimedio, salvo poi diffondere per altre vie proposte bizzarre e deleterie.
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