20 agosto 2013

SE IL FUTURO SPARISCE EVAPORA ANCHE IL PRESENTE

A cura di Antonio Gigliotti

Cari amici e colleghi,
avete notato che la parola più inflazionata di questa lunga crisi economica è FUTURO? Sempre più spesso la si inserisce nei discorsi più o meno alti. I nostri politicanti di turno ne fanno il proprio vessillo. È sulla bocca di tutti al punto che temo ne rimarrà soltanto il suono, perché risulta ormai priva di ogni significato. Ciascuno, come se ne presenta l’occasione, sfodera questa bella parola, ma è chiaro che sempre meno spesso ci si chiede cosa si intende veramente con tale termine.

Cos’è il futuro? Sono le imprese che chiudono, gli imprenditori con l’acqua alla gola e gli operai rimasti senza lavoro?

Simili quesiti non sono campati in aria, bensì legati a doppio filo con l’uso che oggi si fa della parola ‘futuro’. Prendiamo il caso che nei giorni scorsi ha dato uno scossone non di poco conto all’opinione pubblica. Mi riferisco a quell’azienda, nel modenese, che ha approfittato del periodo di chiusura feriale per svuotare in gran segreto la propria sede e trasferire tutto in Polonia. Gli operai, appena hanno avuto notizia del ‘trasloco’ segreto, sono rientrati dalle vacanze e hanno tentato di bloccare gli ultimi camion che stavano completando il trasferimento.

Ecco, non intendo calpestare la giusta e sacrosanta rabbia di quei dipendenti che, sicuri di avere un posto di lavoro, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano perché il titolare ha giocato quello che, dal loro punto di vista, potrebbe esser definito un brutto tiro. Eppure non posso neanche rimanere sordo e cieco innanzi all’ennesimo imprenditore che è costretto a chiudere i battenti, impacchettare tutto e trasferirsi verso lidi meno ostili alla propria attività imprenditoriale. Perciò mi chiedo cosa sia il futuro, se esiste davvero, soprattutto alla luce di simili eventi che, si badi, non sono isolati.

Il problema fondamentale è che non si sono ancora presi provvedimenti seri sulla questione fiscale, che grava sulle spalle degli imprenditori come una spada di Damocle. Finché non si porranno degli argini a una simile situazione, casi simili a quelli di Modena si verificheranno in tutto il Paese, cosa che tra l’altro sta già accadendo.

Lo abbiamo segnalato da queste pagine e non ci stancheremo di continuare a farlo fino a quando le nostre richieste non verranno ascoltate. La tassazione inflitta a imprese (e famiglie) ha raggiunto oramai livelli inaccettabili. Viviamo in uno Stato dove, anche per un solo giorno di ritardo, vengono applicate sanzioni pesanti, correndo il rischio di esser pignorati da Equitalia. Lo stesso Stato che, quando i soldi li deve sborsare, si prende tutto il tempo senza rispettare termini e scadenze e prosciugando così la liquidità delle imprese creditrici, perlopiù medio-piccole. Senza dimenticare poi che nel nostro Paese la gestione di un’impresa significa l’essere quotidianamente assaliti da adempimenti generalmente inutili e ripetitivi, senza che alcun provvedimento sulla semplificazione abbia davvero tagliato là dove risultava necessario. Ma quale stupore se non siamo stati in grado neanche di formare un governo stabile, neanche con le larghe intese o coi tecnici? Alla fine persino la più banale spending review è venuta male, non ha rimarginato le ferite né risolto quei problemi dei quali sembrava serbare la chiave. E gli ostacoli al futuro non finiscono certo qui, poiché non bisogna neanche dimenticare che il nostro Paese è quello maggiormente afflitto dalla piaga del crediti crunch per imprese e famiglie che, anche nel caso in cui riescano a ottenere il credito, sono oppresse da tassi che superano la media europea. Non vi è alcun incentivo all’investimento, come invece avviene appena al di là dei nostri confini (ultimo esempio è la Carinzia, la regione austriaca che incoraggia le nostre aziende a investire nei propri territori).

Quale futuro può aspettarci dietro l’angolo, per concludere, se invece di riflettere su tali colossali problemi, l’intero Paese è ancora arenato sull’annoso e sterile conflitto tra berlusconismo e antiberlusconismo? Quali speranze possiamo avere se chi ci governa crede ancora che l’apice dei problemi sia identificabile nell’Imu? Così non si può andare avanti e finché la situazione non prenderà una piega differente, penso che non si potrà parlare di futuro. E se dal nostro vocabolario dovesse sparire questa parola, essa si porterà tristemente dietro quella che ci illudiamo sia più sicura: il presente.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
Iscriviti alla newsletter
Fiscal Focus Today

Rimani aggiornato!

Iscriviti gratuitamente alla nostra newsletter, e ricevi quotidianamente le notizie che la redazione ha preparato per te.

Per favore, inserisci un indirizzo email valido
Per proseguire è necessario accettare la privacy policy