9 novembre 2012
9 novembre 2012

SIAMO IN UN VICOLO CIECO!

A cura di Antonio Gigliotti

Lo avevamo detto, ma non ci costa nulla ribadirlo, purché serva a smuovere le acque.

In sintesi, la base è nauseata e insoddisfatta e il proprio sdegno non lo manda a dire, in quanto ne è prova costante e quotidiana la condizione precaria nella quale si trova a dover operare.

Ne ho avuto ampio riscontro nei commenti al mio editoriale di ieri, al quale i colleghi hanno risposto servendo su un piatto d’argento le proprie giornaliere difficoltà nel rapportarsi con un’Amministrazione Finanziaria sempre più prepotente e una rappresentanza di categoria sempre più assente.

È certo ormai che la lettera inoltrata dalla Direzione provinciale di Milano dell’Agenzia delle Entrate non sia stata altro che la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ormai troppo pieno di promesse irrealizzate.

I punti sono pochi, chiari e semplici.

Noi commercialisti siamo stanchi di lavorare gratis e sotto continua pressione da parte degli Uffici Fiscali. Noi commercialisti siamo stanchi di dover chiedere, quasi elemosinare, tutela, assistenza e rappresentanza alla nostra governance, che invece dovrebbe agire prima ancora che arrivino sollecitazioni in tal senso.

Su quanto esposto, tra l’altro sintesi degli umori letti tra le righe delle centinaia di messaggi giunti in redazione, dovrebbe concentrarsi la squadra che ci rappresenta. Non è possibile che ad oggi ancora nulla si sia fatto e detto in risposta all’Amministrazione Finanziaria. Eppure il materiale su cui lavorare ci sarebbe, alla luce anche delle diverse situazioni di difficoltà affrontate dalla base. Il punto è che non ci sono solo gli errori degli intermediari fiscali, in quanto molte di queste presunte irregolarità dipendono anche dalla non chiarezza o dai ritardi dovuti all’apparato burocratico fiscale.

Dimentichiamo forse gli ostacoli legati al ravvedimento operoso, dovuti al fatto che i software del Fisco non sono in grado di recepire gli importi ? E cosa vogliamo dire dei numerosi “pazzi” avvisi bonari, che giornalmente riceviamo?

Come deve agire in tali circostanze il commercialista?

E quale spiegazione dare al costante ritardo dell’Amministrazione Finanziaria, che pretende puntualità dai commercialisti senza poi invece darne esempio? In merito, si veda ciò che accade quasi annualmente con il rilascio degli Studi di Settore che oramai da diversi anni avviene oltre le scadenze. O la problematica IMU e ancora il nuovo redditometro la cui pubblicazione è in ritardo di soli 3 anni, considerato che non appena sarà varato lo dovremo applicare sin dal 2009?

E questi sono solo alcuni esempi, ma ciascuno di noi sa bene che le situazioni buffe (diciamo così, per non peggiorare la realtà!), quanto difficili, sono infinite.

Ovviamente può saperlo solo quel professionista che si interessa di un siffatto genere di attività, ossia un commercialista che appartiene al 90% degli iscritti alla categoria… Il restante 10% non lo sa, fra l’altro i fatti quotidiani (interviste, comparse televisive, ecc.) dimostrano che in questa percentuale irrisoria si trova la nostra governance, interessata unicamente a tutelare il proprio potere e la propria poltrona, a quanto pare!

Purtroppo però ignora che dovrà fare i conti con la crescente indignazione della maggioranza dei colleghi, ormai stufa della sua inoperosità e dei proclami a cui nessuno più crede.

Quante promesse nelle ultime settimane di campagna elettorale! Salvo poi lasciare alla base il sapore amaro delle quotidiane sconfitte. Tant’è che da più parti si guarda nel giardino fiorito degli avvocati, che stanno riformando il proprio Ordine lasciandoci indietro anni luce, ancora alle prese con un duello elettorale lento a concludersi.

A tal proposito, non stupirà nessuno sapere che la sfiducia dilagante sta spingendo molti iscritti a optare verso la cancellazione dal proprio Ordine di appartenenza, la cui quota d’iscrizione sta diventando troppo onerosa e per nulla proporzionale alle tutele ricevute.

Per quanto sopra esposto, chiedo a gran voce alla nostra attuale governance di prendere una posizione forte, scevra da fini elettorali (vedi spot televisivi su scioperi fiscali) e da interessi personali.

Chiedo inoltre che questa posizione si concretizzi in un percorso positivo e volto alla tutela degli iscritti. Sappiate, lassù nelle alte sfere, che la base è stanca di vedersi defraudata e calpestata, soprattutto se a farlo è un’Amministrazione Finanziaria carente, su tutti i fronti.

E sappiate altresì che alla base delle vicende elettorali di questi giorni non interessa assolutamente niente, ne è soltanto schifata, e non vorrei che accadesse ciò che sta accadendo in politica, dove lo sfacelo realizzato negli ultimi decenni ha creato una spirale di antipolitica da cui non si salva nessuno.

Una famosa “minima” di Alessandro Morandotti diceva che “per la salute dei popoli il morbo più temibile è l'ambizione dei governanti”. Se ne azzardassimo un adattamento alla nostra categoria così tanto malata, ne verrebbe fuori la logica deduzione che la nostra governance ha perso di vista il proprio fine. Infatti, più che sanare il malessere, lo ha aggravato. E questa è certamente una magra conclusione!
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