11 dicembre 2020

Specchio, specchio delle mie brame

Autore: Paolo Iaccarino
Evasione da mezzo milione, Simona Ventura dichiara: “Il mio errore è stato fidarmi dei commercialisti”. Secondo l’inchiesta della Guardia di Finanza la famosa conduttrice avrebbe fatto confluire parte dei suoi ricavi su una società a lei riconducibile invece che nella sua dichiarazione dei redditi. Stessa musica per Alessandro Borghese. Un altro pasticcio, false fatturazioni: “È colpa di un mio parente commercialista”. Nulla di diverso nemmeno per la querelle dei 49 milioni scomparsi dalle casse della Lega. Anche in questo caso i sospetti sono tutti per i commercialisti.

Sarà un caso? Probabilmente no. Giusto reagire quando, per semplificazione, si generalizza. Come fece Roberto Saviano confondendo commercialisti e colletti bianchi, abilitati ed abusivi, come se appartenere ad un Ordine professionale non sia già una garanzia. Meno corretto fare finta che il problema non esista, secondo un cameratismo non adatto a uomini di cultura.

Qui il problema non sono le mele marce. Quelle sono presenti ovunque. Qui il dramma è la tempestività dell’azione disciplinare. Per una volta vorrei tanto che a fare notizia non sia il furbo di turno, ma la reazione del nostro organo di disciplina. Senza giustizialismo, secondo i principi di imparzialità e buon andamento dell'azione amministrativa, salvaguardando e valorizzando il contraddittorio preventivo fra le parti, semplicemente applicando quelle regole che troppo spesso, visto i risultati, sono rimaste sulla carta.

Il nostro ordinamento professionale definisce compiutamente il procedimento disciplinare nei confronti degli iscritti all’Albo, procedura volta ad accertare la sussistenza della responsabilità disciplinare dell'incolpato per le azioni od omissioni che integrino violazione di norme di legge e regolamenti, del codice deontologico, o siano comunque ritenute in contrasto con i doveri generali di dignità, probità e decoro, a tutela dell'interesse pubblico al corretto esercizio della professione. La responsabilità disciplinare rileva anche per fatti non riguardanti l'attività professionale qualora si riflettano comunque sulla reputazione professionale, ovvero compromettano l’immagine e la dignità dell’intera categoria. Al termine del procedimento disciplinare, del tutto scisso da quello civile e penale, il Consiglio di disciplina potrà irrogare le sanzioni previste, dalla censura alla radiazione dall’Albo, graduate secondo la gravità dei fatti commessi.

Ora non è importante se dal procedimento disciplinare derivi una condanna. Ciò che conta, per la nostra stessa sopravvivenza, è che dallo stesso procedimento consegua un’assunzione di responsabilità dell’intera categoria, consapevole che ogni volta in cui il singolo sbaglia, a peccare non è solo lui, ma un modello di autocontrollo incapace di salvaguardare la collettività degli iscritti. Se l’azione disciplinare arriva troppo tardi, quando tutto è dimenticato, l’azione stessa, piuttosto che rappresentare un fattore di deterrenza, costituisce un salvacondotto che allontana la vera resa dei conti.

Il giudizio disciplinare è qualcosa di diverso rispetto al sistema giudiziario. Il primo nasce per salvaguardare l’interesse collettivo, affinché la categoria risulti affidabile agli occhi della società, il secondo indaga le responsabilità individuali, nel prevalente interesse della parte offesa; il primo garantisce una categoria attenta e leale alle disposizioni normative, il secondo giudica le azioni individuali, ponendo l’attore davanti alle proprie responsabilità. Quale senso ha attendere l’evoluzione (lenta) della giustizia, fra una patteggiamento ed una prescrizione, se tutto, nel frattempo, rimane come prima? Quale insegnamento rappresenta tutto questo per i nuovi iscritti?

È arrivato probabilmente il momento in cui, oltre i comunicati di circostanza, si affronti nelle nostre assemblee i temi della legalità, trovando finalmente il coraggio di mettere alla porta chi, con il proprio operato, macchia la maggioranza dei commercialisti attenti e rispettosi delle regole. È arrivato sicuramente il momento di guardarsi allo specchio.
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