29 novembre 2012

UNA POLITICA CHE NON REALIZZA

A cura di Antonio Gigliotti

Si sente già l’odore di una campagna elettorale dietro l’angolo tra gli androni di Palazzo Madama e Montecitorio. E una siffatta situazione non ritengo possa essere di buon auspicio per questioni ancora aperte quale, ad esempio, la legge sulla delega fiscale. I politici, dopo aver lasciato per un anno le redini del gioco in mano ai tecnici che hanno provveduto a cambiar le regole affinché tutto rimanesse sostanzialmente immobile, sono ritornati alla carica e quel poco che c’era di buono nel provvedimento probabilmente andrà perso per sempre… Tra i meandri di una politica sempre più burocratica ed elitaria!

Ieri sono stati riaperti i termini utili alla presentazione degli emendamenti alla commissione Finanze del Senato. A prendere una siffatta decisione è stato l’ufficio di presidenza della stessa commissione dopo che martedì i capigruppo avevano deciso di prendersi quella che forse loro riterrebbero una meritata “pausa di riflessione”, posticipando la discussione in Senato dopo quella sulla Legge di Stabilità. Il nuovo termine verrà deciso oggi o, al più tardi, domani mattina. Rimaniamo in attesa, anche se ormai la speranza che si possa procedere speditamente è divenuta abbastanza labile. I nostri politici, i “rappresentanti” del popolo italiano, siedono sui rispettivi scranni, ma scalpitano dall’eccitazione delle prossime competizioni che li vedranno, ancora una volta, giocarsi a suon di voti e promesse l’alta poltrona del privilegio.

Intanto, noi, operatori del settore e non, rimaniamo a bocca asciutta, ulteriormente privati di una legge che, con i suoi lati negativi e positivi, avrebbe potuto trasformare il comparto fiscale. E sì, perché la legge delega fiscale è una riforma che, adottando l’economicità tanto proclamata con le operazioni di spending review, potrebbe andare a snellire le complesse relazioni tra i contribuenti e il Fisco, alleggerendo altresì il potere in mano a quest’ultimo. Allo stesso tempo la legge potrebbe portare giovamento anche alle realtà imprenditoriali del Paese, in quanto fungerebbe da fertilizzante per gli investimenti. Per non parlare poi dell’effettiva sburocratizzazione dell’Amministrazione fiscale, attuabile tramite l’accorpamento delle diverse Agenzie. Ma è più che probabile che tutte queste novità in una volta sola non piacciano ai politici di sempre, abitudinari e smaniosi di ritornare al comando. V’è chi è convinto che questa tendenza a rallentare l’iter sia in realtà una sorta di rivolta animosa nei confronti del governo tecnico. Se così fosse, sarebbe davvero triste vedere che chi si candida a guidare l’Italia non abbia mosso un dito per difenderla da riforme e tasse devastanti, mentre ora decide arbitrariamente di mettere il bastone fra le ruote a una legge che invece potrebbe sul serio aggiungere un tassello costruttivo al processo di crescita del Paese.

Non si può certo affermare che il provvedimento sia buono così come presentato, ma decidere di affossarlo non mi pare sia sinonimo di “lavorare” per migliorarlo. Se i punti da rivedere ci sono (e nessuno può negarlo), allora che si rimbocchino le maniche e propongano soluzioni alternative soprattutto su punti cruciali quali la riforma del catasto e la preoccupante possibilità di una maggiorazione dell’IMU.

Politica vuol dire realizzare”, così diceva uno dei padri della nostra Repubblica, Alcide De Gasperi. Dovrebbero impararlo i nostri politici che poco sanno realizzare per l’Italia, ma molto per i propri personali tornaconti.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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