17 settembre 2012

USATO SICURO O NUOVO CHE NON ESISTE?

A cura di Antonio Gigliotti

Tempo di elezioni. Tempo di parole, promesse, proclami.Tutto orientato alla tanto sognata poltrona. Vale per la politica, vale per la nostra Categoria che, come sappiamo, tra poco è chiamata a rinnovare il proprio Consiglio Nazionale, Presidente compreso.

Molto del dibattito pre-elettorale ruota intorno al ricambio della classe dirigente. Non poteva essere diversamente, visti i “non risultati” portati a casa da chi, in questi anni, avrebbe dovuto guidare il Paese – e la Categoria – all’uscita dalla crisi, alla ripresa.

In un contesto di forte delusione e rammarico per quanto vissuto finora, si insinuano molti confusi pensieri. E i rischi per una reale via di uscita sono sempre in agguato. In un momento storico dove non c’è più fiducia nel prossimo, è facile cavalcare il malcontento e spingere verso decisioni che non sarebbero risolutive.
Vi faccio un esempio: uno degli slogan più usati e abusati riguarda il cosiddetto “ricambio generazionale”, quante volte abbiamo sentito i cari, soliti, vecchi politici parlare del falso mito del giovanilismo?

Ora è certamente positivo abbassare l’età media dei nostri rappresentanti ma è altrettanto evidente che di per sé l’età non è sinonimo di innovazione.

Guardiamoci intorno, quanti “giovani vecchi” vedete in ogni settore della società? Quanti ragazzi rappresentano il volto pulito di una mentalità uguale a se stessa da decenni?

Ci servono idee nuove, menti lungimiranti che pensino al futuro, a come sarà il mondo, la nostra realtà fra 10 anni. Non uomini che si spartiscono il potere con l’unico obiettivo di utilizzare il presente per il proprio futuro prossimo.

I cittadini, i professionisti seri e responsabili iscritti alla Categoria non possono più far finta di nulla. Occorre interessarsi e seriamente dei loro vertici, di cosa han fatto e di cosa avevano promesso e non hanno fatto, perché è arrivato il momento di scegliere.

Una scelta che fa la differenza tra un futuro uguale a se stesso ed un altro nuovo, concreto e migliore. Serve una presidenza che conosca la Categoria, la sua base in particolare e le sue necessità in un momento così complicato. Stiamo perdendo tutele su tutele e acquistando sempre più oneri. Il lustro della nostra Categoria va sbiadendosi inesorabilmente.

Dobbiamo cambiare le politiche e non solo i politici! Non lasciamoci travolgere dal qualunquismo. Non è sufficiente dire: “ho trentasette anni” per dimostrare che si hanno le capacità di guidare un Paese (vedi Matteo Renzi). Certo non è un demerito, anzi… ma devono dirci i loro programmi, le loro idee. Preferibilmente originali.

Abbiamo tutti una storia, un’esperienza passata nella nostra Categoria a cui guardare per capire che molti rappresentanti erano inutili e “morti” anche da giovani, al primo mandato.

Invito a diffidare in alcune circostanze dai finti giovani (pochi per fortuna), quelli che hanno una mente già affievolita su vecchi schemi e un cuore arido e cinico da non permettere loro di avere la visione del futuro. Non fidatevi delle parole pronunciate troppo facilmente, da chi tenta di creare uno spaccato sia in ambito politico che all’interno della nostra Categoria contrapponendo da una parte i giovani, risorsa imprescindibile per un futuro migliore e dall’altra i “vecchi” ormai da rottamare.

In una Categoria che vive uno dei momenti più bassi della sua storia, non c’è bisogno di ulteriori divisioni e contrapposizioni. Alcuni giovani, indispensabili per il nostro domani, devono tuttavia avere l’umiltà di imparare da chi ha più esperienza di loro e soprattutto ricordiamo, che a volte sono i più giovani che più facilmente tendono ad omologarsi e prestarsi alla false promesse del politico di turno. Bisogna guardare l’indipendenza e la grinta delle persone e non invece al curriculum perfetto sulla carta ma vuoto.

Inutile nasconderlo, alcuni aspiranti alla prossima governance se la prendono con i colleghi più anziani e con qualcuno in particolare, additandolo come “vecchio” invece che con gli incapaci e direi “dilettanti”, che ci hanno rappresentato e guidato (visti i risultati), negando l’importanza fondamentale dell’esperienza.

Ho avuto la possibilità di conoscere in questi anni di attività professionale, anziani colleghi, con spirito e grinta di un giovane di venti anni e “tempratigiovani (oggi aspiranti alla nostra futura governance) che invece erano già vecchi dentro. Da tali esperienze si è rafforzata in me la convinzione che, a volte, è MEGLIO UN USATO SICURO DI UN NUOVO CHE NON ESISTE.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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