22 novembre 2012

VERGOGNA, VERGOGNA!

A cura di Antonio Gigliotti

Cambiare le regole a giochi iniziati non è certo sintomo di serietà né di rispetto nei confronti degli altri giocatori. Però, finché le dispute si pongono sul piano dei giochi, le irregolarità non incidono granché in quello che si presenta come ordine sociale costituito, in quanto rimangono relegate al proprio status di gioco, di divértissement che necessita di tanto in tanto di qualche novità. Purtroppo quello che è accaduto ieri in seno agli organi di governo della nostra categoria non era un gioco e le sue conseguenze ricadono tristemente su tutti noi, su ogni singolo iscritto che, nell’immediato o in futuro, pagherà a proprie spese quello che si è presentato come il più efferato assalto alla democrazia che il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili abbia mai vissuto.

A quest’ora del mattino ormai gran parte di voi, cari lettori e colleghi, sarà venuta a conoscenza della palese frode al nostro regolamento e alla nostra categoria verificatasi ieri in occasione della seduta del Consiglio nazionale. Parlo di frode perché è quanto mai evidente che ieri ci è stato scippato un pezzo di democrazia, ancora una volta coprendo il furto dietro un vessillo di legittimità… In questo caso, però, si è trattato di una legittimità artificiale, costruita beffandosi dell’intelligenza di noi iscritti e senza alcun rispetto verso la categoria per la quale si battono, ma della quale hanno interesse solo a detenere il comando. Ieri, 21 novembre 2012, è stata pertanto scritta la pagina più cupa del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Una vicenda che rincara la dose di vergogna sulle spalle dei fautori di un siffatto scempio, ma che allo stesso tempo non può che riversarsi nel già amaro giudizio che su di loro si è da tempo formulata la base. Una base che incarna oramai l’unico elemento positivo, puro e vero di questa martoriata categoria.

In definitiva, è accaduto che, protetti dallo scudo del potere, i nostri governanti hanno modificato l’art. 21 del ‘Regolamento delle Attività e per il Funzionamento del Consiglio Nazionale’, aggiungendovi tre nuovi commi, che citano: “3. Prima di iniziare la discussione su ciascun punto all'odg ogni consigliere deve rendere nota la sua posizione di conflitto di interesse con riferimento al punto in trattazione. 4. Il consigliere che versa in tale situazione, pur presente in sala, è obbligato ad astenersi dalla discussione e dalla votazione sul punto. 5. I consiglieri in conflitto di interesse concorrono a formare il quorum costitutivo della riunione ma sono esclusi dal computo del quorum deliberativo”. Una siffatta modifica, arbitraria e priva di fondamento, è intervenuta senza che il punto fosse stato manifestato tra gli ordini del giorno. I consiglieri, infatti, erano notoriamente in consesso al fine di decidere, tra le altre cose, in merito al trasferimento del collega Giorgio Sganga dall’Ordine di Paola a quello di Aosta.

L’intervenuta modifica delle norme regolamentari, inaspettata quanto scellerata, ha avuto come naturale conseguenza l’accoglimento del ricorso del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Aosta, a tutto svantaggio del collega Giorgio Sganga, quindi a scapito altresì di quello che sarà il destino della lista elettorale alla quale lo stesso apparteneva.

Ora, fuori da ogni riflessione personale sui termini del caso, ossia sulla vicenda che ha interessato il collega e ha travolto (insieme a quelle dei Consigli di Bari ed Enna) gli esiti delle elezioni, ciò su cui vorrei porre lo sdegnato accento riguarda le modalità operative adottate dal nostro presidente e dai “suoi” consiglieri, che non hanno esitato a calpestare l’intera categoria per mere finalità individuali. Il Consiglio ha infatti avuto il tempo di deliberare una modifica non prevista dall’ordine del giorno, ma ha palesemente ignorato le documentazioni a difesa del collega Sganga, giungendo a una decisione quanto mai strumentale e vergognosamente di parte. I tempi decisionali sono stati appunto irrisori, nel giro esatto di un pomeriggio i celeri consiglieri e il “loropresidente hanno stravolto il nostro regolamento, ignorato il diritto di difesa e accolto il ricorso del Pm aostano dichiarando la delibera “immediatamente approvata ed esecutiva”.

È vero, i consiglieri in posizione di conflitto d’interessi non hanno votato, ma che senso ha non farli votare quando la loro presenza, contribuendo a dare validità legale al numero dei votanti, è già di per sé espressione di voto? Sembra una delle favole di Esopo, dove la morale è che chi ha in mano il potere può permettersi, senza starci troppo a pensare, di trasformare la democrazia in autocrazia creando altresì giustificazioni a proprio favore.

Dopo gli eventi di ieri, la sola forma di governo vigente nella nostra amata categoria appare essere quella adottata (con nefasti risultati) da Luigi XIV. “Lo Stato sono io!”, proclamava fiero il Re Sole, la speranza è che tra i dottori commercialisti e gli esperti contabili non si finisca con l’appiattirsi (senza agire) ai capricci di una governance sempre più vergognosamente arraffona.
 © Informati S.r.l. – Riproduzione Riservata
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