Negli ultimi anni, le aziende italiane hanno dovuto affrontare un quadro normativo in evoluzione, influenzato da riforme che mirano a garantire una gestione sempre più trasparente, sostenibile e orientata al lungo termine. Tra le novità più rilevanti, spiccano l'introduzione del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza e l'aumento dell'importanza delle strategie ESG (Environmental, Social, Governance), promosse a livello europeo dalla Direttiva 2022/2464/UE – CSRD.
Questi cambiamenti riflettono l'esigenza di dotare le imprese di strumenti di governance che permettano non solo di prevenire le crisi, ma anche di orientare le decisioni verso la creazione di valore per tutti gli stakeholder, compresi azionisti, dipendenti e la società nel suo complesso.
In tale contesto, il modello di organizzazione, gestione e controllo previsto dal d.lgs. 231/2001 ha assunto un nuovo significato e una rinnovata importanza. Questo modello, pur essendo stato introdotto più di vent'anni fa, si è dimostrato ancora attuale e fondamentale per la governance delle imprese, soprattutto alla luce delle sfide contemporanee legate alla sostenibilità e alla gestione dei rischi.
Uno degli aspetti più interessanti del modello 231 è la sua potenzialità di supportare le decisioni aziendali in un'ottica ESG, sebbene sia nato principalmente come strumento di prevenzione dei reati. Tuttavia, la sua adozione non è ancora diffusa tra le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano una parte significativa del tessuto economico italiano.
Queste realtà, spesso limitate da risorse ridotte e da una complessità organizzativa inferiore rispetto alle grandi aziende, tendono a considerare il modello come un obbligo gravoso piuttosto che come un'opportunità strategica.
Nonostante ciò, il modello 231 offre vantaggi significativi per le PMI: attraverso la mappatura dei processi aziendali, la valutazione dei rischi e la tracciabilità delle decisioni, consente di costruire strutture organizzative solide e adeguate alla complessità dell'azienda. Queste strutture, oltre a prevenire potenziali situazioni di crisi, garantiscono continuità e sostenibilità nel tempo, favorendo una corretta gestione dei rischi.
Uno dei punti centrali del d.lgs. 231/2001 è l'introduzione del concetto di "colpa di organizzazione", che si manifesta quando un'azienda non adotta o non attua efficacemente un modello di gestione e controllo. In altre parole, un'impresa può essere ritenuta responsabile non tanto per l'atto illecito in sé, ma per non aver predisposto adeguate misure organizzative che avrebbero potuto prevenire l'illecito.
Questa dinamica, quindi, inverte l'onere della prova, esponendo le aziende a potenziali responsabilità se non hanno adottato il modello 231 in modo efficace. Al contrario, l'adozione del modello consente all'azienda di dimostrare un approccio proattivo e responsabile nella gestione dei rischi, escludendo così la propria responsabilità in caso di illeciti commessi dai propri dipendenti o collaboratori.
Le recenti normative, specialmente in ambito ESG, hanno reso evidente come la governance aziendale non possa più limitarsi alla gestione interna, ma debba considerare gli impatti ambientali e sociali delle proprie attività. In questo senso, il modello 231 diventa uno strumento cruciale per integrare nelle strategie aziendali criteri di sostenibilità e di trasparenza. La possibilità di monitorare in modo efficiente i processi critici dell'azienda consente non solo di evitare sanzioni, ma anche di favorire uno sviluppo sostenibile e una gestione responsabile delle risorse.
L'implementazione del modello 231 non dovrebbe essere vista come un mero adempimento normativo, ma come un'opportunità per le aziende di migliorare la propria governance, ridurre i rischi e aumentare la fiducia degli stakeholder. In un'epoca in cui la sostenibilità è sempre più centrale nelle decisioni di investimento e nella reputazione aziendale, strumenti di governance come il modello 231 si rivelano essenziali per guidare le imprese verso un futuro più sostenibile e resiliente.
Le riforme recenti e la crescente attenzione alla sostenibilità spingono le imprese italiane a dotarsi di strumenti che favoriscano una governance consapevole e responsabile. Il modello 231, in questo contesto, rappresenta una risorsa preziosa, non solo per prevenire illeciti, ma per guidare le aziende verso una gestione più efficiente e orientata alla creazione di valore per tutti gli stakeholder. Adottare e attuare efficacemente il modello non è solo una scelta strategica, ma un passo necessario per garantire la sostenibilità e il successo a lungo termine delle imprese italiane.