La “Reserve Bank of India” ha annunciato di aver ordinato al colosso “MasterCard Incorporated” il divieto di emettere nuove carte di credito, di debito o prepagate dal prossimo 22 luglio per violazione delle regole sul trattamento dei dati.
Secondo le accuse mosse da Mumbai, la decisione - di cui non si conoscono i tempi - arriva dopo aver “concesso tempo considerevole e opportunità adeguate” per conformarsi ad una normativa del 2018. La misura richiede a tutti i fornitori di pagamenti elettronici di memorizzare i dati degli utenti indiani e le transazioni solo su server locali. Erano stati concessi sei mesi per conformarsi al mandato.
Mastercard, circuito di proprietà di 25mila istituti finanziari con un fatturato che nel 2017 si aggirava sui 12,497 miliardi di dollari, al momento non ha commentato la decisione, sottolineando che “non c’è alcun impatto sulle attuali operazioni in India, e la società è pienamente impegnata verso gli obblighi legali e normativi dei mercati in cui operiamo”. L’azienda, per cui l’India rappresenta un mercato cruciale, ha aggiunto di aver “lavorato a stretto contatto” con la banca centrale nel corso degli ultimi tre anni per rispettare i requisiti richiesti. “Mentre siamo delusi dalla posizione assunta, assicuriamo la nostra collaborazione, fornendo tutti i dettagli necessari per risolvere le preoccupazioni”.
Non è la prima volta che l’India impone restrizioni simili: anche “Diners Club” e “American Express” avevano subito accuse simili, risolte “dopo aver dimostrato alle autorità indiane il rispetto del regolamento”.
Le preoccupazioni sulla privacy dei dati sono in aumento in tutto il mondo, e portano ad una maggiore pressione sulle aziende a cui è richiesto di salvare i dati a livello locale.
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