Ogni giorno che Iddio manda in terra, chi ha un cellulare o un numero fisso sa già di avere un impegno fisso da aggiungere a tutto il resto: rispondere allo tsunami di chiamate di call center che partono sempre con un sonoro: “Ciao!” preregistrato. Nel 99,9% dei casi, è quella l’unica parola concessa prima di chiudere la telefonata e bloccare il numero, nella speranza che prima o poi qualcuno si renda conto che è ora di smettere. Ovviamente vana.
Nel corso di un question time della Camera, sul tema era intervenuto anche Adolfo Urso, ministro del Mimit: “Il registro tutele delle chiamate effettuate nel rispetto della legge non può impedire la ricezione di telefonate illegali, effettuate da soggetti che raccolgono i dati in maniera illecita e contattano gli utenti senza aver raccolto apposito consenso”.
Ma qualcosa potrebbe cambiare, visto che dal 2 ottobre entra in vigore il nuovo “Codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling” creato con la collaborazione di committenti, callcenter, teleseller, list provider e associazioni di consumatori e voluto dal Garante per la protezione dei dati personali dopo la slavina di reclami e lamentele anche da parte di chi aveva sperato di risolvere il fastidio iscrivendosi (inutilmente) al Registro delle opposizioni.
Secondo i dati snocciolati dal ministro Urso “Sono registrate nel registro pubblico delle opposizioni circa 30 milioni di numerazioni di contraenti telefonici e più di 900 operatori di telemarketing. Questi ultimi dall’avvio del servizio nel 2011 hanno sottoposto oltre 5,7 miliardi di verifiche mentre dall’estensione del servizio nel 2022 gli operatori inviano annualmente centinaia di milioni di numeri. Chi viola la normativa può incorrere in una sanzione fino al 4% del fatturato globale annuo dell’esercizio dell’anno precedente: e ad oggi, diversi gli operatori hanno ricevuto sanzioni milionarie da parte dell’Autorità”.
Le novità del Codice di condotta, ricorda il “Codacons”, che da tempo si batte contro il “lato selvaggio” del telemarketing, sono diverse, a cominciare da una decisa stretta sulle sanzioni per gli abusivi e per chi viola la privacy in modo deliberato e continuo, una serie di obblighi per i call center e i loro committenti, e l’obbligo di effettuare da numeri identificabili solo dalle 9 alle 20 dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 19 del sabato e prefestivi, con divieto tassativo la domenica e nei giorni festivi.
Non basta ancora, perché le società avranno l’obbligo di raccogliere consensi specifici per le singole finalità e informare le persone contattate sull’uso dei loro dati, assicurando il diritto all’opposizione al trattamento, alla rettifica e all’aggiornamento dei dati. È prevista anche una valutazione nel caso di trattamenti automatizzati: il contratto deve prevedere “un meccanismo sanzionatorio, sotto forma di penale e mancata corresponsione o annullamento della provvigione, per ogni contratto predisposto in assenza di un contatto legittimo. Resta ferma la possibilità del committente di risolvere il contratto, nonché di prevedere altre tipologie di penali”.
Ma c’è già chi è pronto a scommettere che di fatto non cambierà nulla. Secondo il sito dell’Unione Nazionale Consumatori, il problema di fondo è che il Codice di condotta è su base volontaria, quindi riguarda esclusivamente le società che scelgono in piena libertà di aderire. E questo porta dritti verso il secondo problema, che è poi il vero nocciolo della questione: al Codice aderiscono soltanto i call center che operano già in modo legittimo, mentre tutti gli altri, la maggioranza, ovvero quelli che se ne fregano bellamente di privacy e regole, continueranno imperterriti a bersagliare chi ha la sfortuna di avere un numero finito in una mailing list che passa di mano in mano.
“Un’inutile foglia di fico - l’aveva definita Massimiliano Dona, presidente di UNC - non è il primo codice di condotta, già in passato sono stati approvati e si sono dimostrati irrilevanti perché del tutto superflui per i call center che rispettano le norme, mentre non servono a nulla per chi viola sistematicamente le regole, bersaglia con telefonate moleste e aggressive e cerca di stipulare servizi non richiesti, contando su un’impunità quasi certa”.
Leggermente più ottimista Gianluca Di Ascenzo, responsabile privacy del Codacons: “Il telemarketing selvaggio continua ad essere una piaga in Italia e con questo Codice di Condotta sarà possibile almeno in parte arginare il fenomeno, prevedendo precise responsabilità in capo a società di luce, gas, telefonia, che si affidano ai call center illegali, e sanzioni per gli operatori che non rispetteranno la privacy degli utenti”.